Quanto è avvenuto domenica a Nairobi, nella chiesa anglicana di san Policarpo, è un episodio aberrante che solo menti perverse potevano ordire, e che rimanda a scenari inquietanti. Si è consumato un triplice sacrilegio: contro i cristiani, contro il sentimento religioso di tutti e nei confronti di vite innocenti. E molto probabilmente la responsabilità ricade sui famigerati al-Shabaab, i ribelli jihadisti somali fautori dell’imperio assoluto della sharia (la legge islamica) e, da tempo, autori di attacchi anche in terra keniota dopo l’offensiva militare, lanciata dalle truppe di Nairobi in Somalia. Per questi criminali a piede libero le chiese cristiane sono l’obiettivo privilegiato per osteggiare il nuovo corso avviato a Mogadiscio con l’elezione del presidente Hassan Skeikh Mohamoud, sostenuto dai governi occidentali. E anche se nella loro roccaforte somala di Chisimaio sono entrate da ieri le truppe di Nairobi, non c’è da illudersi: sgominarli non sarà facile finché i giochi tra gli opposti schieramenti non verranno smascherati.
La Somalia è sempre più parte di uno scacchiere geopolitico dove, agli antagonismi ancestrali tra i vari clan, si associano interessi di altra natura. Oltre ai “signori della guerra” – in antitesi a qualsiasi organo statuale, avendo il controllo di scampoli variegati di territorio a cui non intendono rinunciare – vi sono potenze straniere che anelano alle immense risorse energetiche del sottosuolo che vanno dal petrolio al gas e all’uranio. A ciò si aggiunge l’irrequietezza della sponda yemenita da cui salpano sistematicamente pattuglie di estremisti lautamente foraggiati dal fronte salafita che si sta sempre più radicando nell’Africa settentrionale a seguito delle rivolte che hanno interessato, con modalità diverse, Egitto, Libia e Tunisia.
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