Continua il massacro di cattolici sotto il regime ateo del Vietnam

Non c’è spazio per chi ha fede sotto i governi ufficialmente atei, lo dimostrano Cina, Corea del Nord ed anche Vietnam. Attenzione: si parla di oggi, luglio 2012, e non di secoli bui illuministi o Medioevo, per intenderci.

Dal 1954 in Vietnam del Nord e dal 1976 per tutto il Vietnam, l’ateismo di Stato è la religione ufficiale e le persecuzioni verso i credenti, come abbiamo segnalato altre volte, sono innumerevoli, nel compiacente silenzio dei sedicenti paladini dei diritti umani di casa nostra -da Corrado Augias a Giuseppe Cruciani, fino a Marco Politi-, che si guadagnano la pagnotta di aspiranti Nobel per la pace solo quando c’è da parlare delle nozze gay, che nemmeno sono considerate un diritto.

Stefano Magni su “L’Opinione” fa il resoconto della situazione: «Chiese devastate, terreni espropriati, sacerdoti picchiati, fedeli intimiditi, teppisti pagati dalle autorità locali per malmenare e devastare, polizia che non interviene. O agisce con violenza dalla parte degli aggressori. Sono queste le caratteristiche della persecuzione dei cattolici in Vietnam». Un Paese in cui «formalmente, nella sua costituzione, garantisce libertà di culto a tutti i suoi cittadini. Ma che, nei fatti, impedisce a chiunque di avere fede per qualsiasi religione che contrasti dell’ateismo marxista. I cattolici sono le vittime predestinate della lunga campagna del terrore di Stato, perché le conversioni, specie nelle zone rurali, sono in aumento». Non solo aumentano le conversioni, ma anche le ordinazioni sacerdotali: nei 7 seminari maggiori ci sono attualmente oltre 1.500 giovani seminaristi.

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