Contro il terrorismo c’è chi propone l’aborto

di Donata Fontana

Il Mali sembra avere un nuovo problema: la crescita troppo rapida della popolazione. L’ultima trovata della ONG inglese Population Matters per giustificare il controllo sulle nascite e la pianificazione familiare – tramite i ben noti mezzi dell’aborto facilmente accessibile e la diffusione su larga scala di contraccezione e pratiche di sterilizzazione – si basa sul sacrosanto proposito di arginare violenza e terrorismo.

Roger Howard – esperto di relazioni internazionali ed editorialista di Population Matters – si è lamentato su Foreign Policy del 30 gennaio di come i leader occidentali «curiosamente sottovalutino» il collegamento tra aumento del tasso di natalità e sicurezza interna di un Paese. Uno dei fattori scatenanti della drammatica situazione politica e civile del Mali – appunto secondo Howard – sarebbero proprio le troppe nascite. Ogni donna del Paese ha infatti di media sei figli e questo significa che «in un Paese sottosviluppato, molte persone cercano di accaparrarsi risorse e opportunità molto limitate»: di qui lotte intestine, disordini sociali anche violenti e – addirittura – terrorismo internazionale. Basti pensare – si legge nell’articolo – che più sono i giovani e più sarà difficile trovar loro un lavoro adeguato e, di conseguenza, più saranno i disoccupati tentati dalla criminalità e dall’adesione a gruppi rivoltosi.

I dati su cui si basa Howard sono quelli registrati dall’ONU: l’aumento della popolazione del Mali ha marciato, negli ultimi decenni, con un ritmo di poco superiore al 2,5% e la coincidenza con il caso dell’Arabia Saudita – che pare registri un aumento sensibile dei nuovi nati sempre del 2,3% – permette ad Howard di parlare già di “fattore 2,5”. Se si ragiona sul fatto – come Howard fa – che l’Arabia è anche la patria di 15 su 19 dei dirottatori dei voli dell’11 Settembre, sembra proprio che crescita demografica senza freni e criminalità siano connesse da quella che «non è una coincidenza».

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