Così si consegna l’Africa ai jihadisti

di Gianandrea Gaiani

Occidentali e africani perdono tempo e i jihadisti ne approfittano. Dopo mesi di annunci e via libera internazionali non c’è ancora nessuna traccia delle operazioni militari che dovrebbero cacciare le milizie di al-Qa’ida nel Maghreb Islamico (AQMI) dall’Azawad, la regione settentrionale del Malì (un territorio in gran parte desertico grande quanto la Francia) espugnata lo scorso marzo dai jihadisti che hanno imposto la sharia alla popolazione.

Il 20 dicembre il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità l’invio nel Mali di 3.300 militari africani in supporto dell’esercito locale per riconquistare il nord del Paese. A quanto sembra però le operazioni non prenderanno il via prima del settembre prossimo come aveva già anticipato Romano Prodi, inviato speciale dell’Onu per il Sahel. “Abbiamo fiducia” nell’intervento militare di una forza africana contro i gruppi islamici radicali che controllano il nord del Mali e “stiamo lavorando perché al più presto siano soddisfatte le condizioni” perché ciò accada aveva detto il 27 dicembre il nuovo primo ministro del Mali, Diango Cissoko, dopo l’incontro con il presidente ivoriano Alassane Outtara, il quale attualmente è anche presidente di turno dell’Ecowas, l’organizzazione economica dei Paesi dell’Africa occidentale che dovrebbe fornire le truppe per la campagna militare.

A complicare le cose intervengono numerosi fattori politici, economici e militari. Il blitz dei militari del capitano Sanogo, che ha costretto alle dimissioni il premier Cheik Modibo Diarra facendo precipitare il paese nel caos istituzionale, è stato considerato a Washington un segnale pericoloso per la stabilità del Malì. Sanogo, autodefinitosi il “De Gaulle del Malì” guida una parte  dell’esercito, circa 5 mila uomini male armate e peggio addestrati, e sembra favorevole a negoziare con i jihadisti  o almeno con parte di essi più che a scatenare un’operazione militare per riconquistare il nord. Una guerra per la quale, quando arriveranno le truppe africane, saranno disponibili circa 6/7 mila militari  che dovranno muoversi e combattere in un territorio vastissimo contro un nemico esperto di guerriglia nel deserto.

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