Costantino: non santo, ma credente afferrato da Cristo | Tempi.it

ottobre 29, 2012 – Massimo Giardina

Don Braschi (Ambrosiana) analizza alcuni elementi che mostrano l’imperatore come «un uomo d’armi afferrato da Cristo e lasciato plasmare dalle circostanze»

La mostra “Costantino 313 d.C.” aperta lo scorso 25 ottobre presso il Palazzo reale di Milano per celebrare i 1.700 dall’editto che porta il nome della città ambrosiana, ha già riscosso molto successo reso evidente dalle lunghe code all’ingresso. La figura di Costantino è centrale nella mostra: un personaggio controverso, ma che cambiò la storia dei cristiani, fino ad allora spesso perseguitati.
Don Francesco Braschi, patrologo e dottore incaricato alla Biblioteca ambrosiana, non dissocia la figura dell’imperatore militare da quella del convertito. «Partiamo da sant’Ambrogio. Il vescovo patrono di Milano caratterizza Costantino per il ruolo avuto nell’accettare una fede che necessita un insegnamento, infatti dopo la battaglia di Ponte Milvio l’imperatore incontrò i sacerdoti per capire chi era il Dio cristiano. Questo ci porta a considerare che l’inizio della conversione è il desiderio di riconoscere la divinità che poteva assisterlo come reggitore dell’impero».
La domanda sulla conversione dell’imperatore è ancora attuale e don Braschi individua alcuni elementi che mostrano una dinamica di cambiamento, soprattutto grazie all’aiuto di una persona a Costantino molto vicina: la madre Elena. «Gli elementi che un imperatore doveva tener presenti e che contribuirono alla decisione nata nell’editto di Milano sono due. Il primo è la virtus militare: il coraggio militare e i suoi successi. Il secondo è  la pax deorum et hominum et concordia imperi. Alla base c’è il fatto che, sia per i pagani sia per i cristiani, il potere viene dato da dio e l’imperatore deve esercitarlo attraverso i successi, la pace e la concordia. Possiamo così dire che Costantino è un uomo in ricerca religiosa perché sa che quell’impero che gli è stato dato non può sussistere senza la volontà divina di cui vuole conoscerne il nome. Siamo di fronte ad un atteggiamento di religiosità naturale che non esclude una vera conversione».

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