Crimea, cattolici perseguitati: sequestri e chiese attaccate | Tempi.it

marzo 20, 2014 Benedetta Frigerio

Denunce e timori da parte delle Chiese che si ritrovano di nuovo vittime di violenze e soprusi. Principali sospettati: i gruppi radicali russofili

Continuano le proteste anti governative a KievQuando Kiev era invasa dalla rivolta contro il governo di Yanukovich, anche i cristiani, ortodossi e cattolici, scendevano in piazza Maidan insieme. Uniti contro la violenza esercitata sui manifestanti ucraini, i sacerdoti delle diverse confessioni, oltre che aiutare spiritualmente e materialmente la folla, si spingevano fino a mediare fra la gente e la polizia. Adesso, dopo l’annessione della Crimea alla Russia, i cristiani raccontano di persecuzioni e imposizioni che sembravano relegate al buio passato sovietico.

I PRETI SEQUESTRATI. La paura, da parte degli ortodossi, è che la chiesa sia trattata come una fazione politica da dividere. Come è stato denunciato prima del referendum del 16 marzo dal patriarca ucraino Filaret, alcuni temono che il patriarcato ortodosso di Kiev sia inglobato da quello moscovita: «Ci aspettiamo che la Chiesa ucraina-Patriarcato di Kiev venga completamente vietata in Crimea».
Anche la Chiesa cattolica in Crimea sta soffrendo. Vista per anni dalla Russia comunista come una pericolosa forza sovversiva, nell’ultimo mese è tornata a essere oggetto di attacchi: «In questi giorni tutta la Chiesa greco cattolica in Ucraina è paralizzata», ha riferito padre Volodymyr Zhdan, cancelliere dell’esarcato di Odessa e Crimea. Il religioso ha denunciato il sequestro di tre sacerdoti, poi rilasciati, da parte delle forza armate russe spiegando che se qualche precedente è stato in effetti un incidente, tuttavia «tanti rapimenti multipli non possono esserlo».

L’ACCUSA DI “ESTREMISMO”. Ad essere fermati il 15 marzo scorso sono stati padre Bohdan Kosteskiy della città di Yevpatoria, Ihor Gabryliv di Yalta e Mykola Kvych, cappellano navale a Sebastopoli. Tutti e tre stanno bene e il cappellano navale, liberato dopo otto ore di interrogatori da parte delle forze armate russe e di quelle di autodifesa della Crimea, ha raccontato la sua vicenda ai vertici della Chiesa ucraina. Come ha riportato il quotidiano americano National Catholic Register, l’uomo è stato accusato di aver supportato la marina ucraina con le armi, sebbene avesse solo organizzato il trasporto di cibo su una base navale, preoccupandosi anche di fornire due giubbotti antiproiettile ad alcuni giornalisti. Ma la vicenda non finisce qui. Sul prete pende l’accusa di «estremismo» che lo porterà a subire un processo penale per cui rischia fino a 15 anni di carcere.

I FANATICI RUSSOFILI. Nel frattempo alcune chiese cattoliche dell’Ucraina sono state attaccate, come quella della città di Kolomyya che ha subìto atti vandalici e una di Dora che è stata bruciata. Mentre in una cappella della zona di Kherson sono stati rubati alcuni oggetti. Secondo il vescovo greco cattolico Vassyl Ivasiuk il problema non è la Crimea ma alcuni gruppi radicali russofili. Parlando con la Cnn delle minacce ricevute dal clero cattolico, il prelato ha commentato: «Siamo accusati come durante il regime sovietico di essere agenti vaticani. Sicuramente non tutte le persone in Crimea pensano che siamo spie, ma il gruppo degli attivisti russi sì». La memoria di molti cattolici si affolla nuovamente dei fantasmi delle persecuzioni comuniste. Ma nonostante i pericoli, di andarsene per ora non se ne parla: «La vita è la cosa più importante, perciò non cerchiamo di finire volontariamente tra le fauci dei leoni, ma vogliamo stare con le persone ovunque esse siano», ha chiarito il vescovo.

«È DIO CHE GOVERNA LA STORIA». Intanto il ministero della Cultura ucraino ieri ha rilasciato una dichiarazione in cui parla di «casi documentati di persecuzione dei chierici di varie denominazioni» in Crimea. Jacek Pyl, vescovo della diocesi cattolica di Sinferopoli, in un’intervista al Sir ha confermato le preoccupazioni, chiedendo «aiuto, supporto spirituale» e «preghiera e digiuno in questo periodo di Quaresima perché ci serve un miracolo. Ma abbiamo anche fede e la speranza che Dio governa la storia e guida anche questa situazione. Per la nostra fede, noi confidiamo nella Provvidenza di Dio, che tutto ciò che avverrà, sarà sua volontà e non la volontà dei governanti. È Dio che governa la storia».

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