Cristiani sotto attacco in Cisgiordania: «Pagate la tassa di sottomissione»

Un gruppo di musulmani, guidato da un leader dell’Autorità palestinese, ha attaccato i cristiani di Jifna invocando la Jizya. «Ci terrorizzano ma anche noi siamo palestinesi». Gli aggressori non saranno puniti

Come riportato dal Jerusalem Post, tutto è nato dal diverbio tra una cristiana e il figlio di un’importante personalità politica palestinese. Il 25 aprile la donna ha denunciato il giovane alla polizia per aver causato un incidente automobilistico minore. Dopo che la polizia ha convocato il giovane in questura per interrogarlo, il padre ha guidato un gruppo di uomini armati per attaccare il villaggio.

«DHIMMI, PAGATE LA JIZYA»

Durante l’attacco i musulmani hanno invocato il versamento della jizya, la tassa di sottomissione prevista dalla sharia che cristiani ed ebrei dovevano pagare al sovrano musulmano per poter praticare la propria religione. I musulmani hanno anche definito i cristiani “dhimmi”, cioè inferiori che possono vivere in terra islamica solo pagando la tassa di protezione. La popolazione di Jifna ha chiamato la polizia, che però è intervenuta solo tre ore dopo l’attacco.

GLI AGGRESSORI NON SARANNO PUNITI

La governatrice di Ramallah, Leila Ghanem, appartenente all’Autorità palestinese, ha condannato l’attacco, garantendo che «i colpevoli saranno puniti». Wadie Abunassar, consigliere dei leader cristiani di Terra Santa, ha scritto su Facebook: «Grazie a Dio non ci sono state vittime, ma i cristiani sono arrabbiati soprattutto perché le forze di sicurezza sono intervenute con grande ritardo. I cristiani sono parte inalienabile del popolo palestinese. Nessuno, a prescindere dalla sua appartenenza politica o religiosa, può violare la legge e sfruttare la sua posizione per interessi personali».

Il 29 aprile è avvenuto un incontro di riconciliazione tra i cristiani di Jifna e alcuni dei responsabili dell’attacco, ha riportato il Middle East Concern. Il politico e il figlio si sono scusati con la donna cristiana, coinvolta nell’incidente, che ha ritirato la sua denuncia. Simili incontri vengono spesso organizzati per risolvere i problemi legati a tensioni religiose. Pur riportando pace e stabilità, essi implicano però che i colpevoli non saranno perseguiti.

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