Cristiani, una delle comunità più colpite – Vatican Insider

Escalation di violenza negli ultimi giorni in molti conflitti dimenticati in Africa e Asia

Maria Teresa Pontara Pederiva

Continua ad allungarsi l’elenco delle vittime dei troppi conflitti in atto nel mondo, talvolta per motivi religiosi o per la spartizione di risorse, ma più spesso, nell’indifferenza generale. E quando, fortunatamente, non si registrano morti, la popolazione vive comunque nel terrore dell’imprevedibile.

Nella tarda serata di venerdì scorso è esplosa una bomba nella chiesa cattolica di via Torino a Bengasi in Libia. Il vescovo di origine maltese, mons. Sylvester Magro, era fuori sede trovandosi momentaneamente in Spagna. La bomba ha mandato in  frantumi vetri in un ampio raggio della strada e distrutto suppellettili anche nell’edificio adiacente alla chiesa. Dure preti, Alan Castillo e Raghib Marzouk, sono usciti a stento, ma  illesi e non si registrano feriti gravi. Nella stessa notte altre bombe sono esplose in altre zone della città, sempre senza provocare vittime.

“La chiesa dunque non è stata toccata direttamente ma l’attentato è un segnale non positivo che ci offende” ha dichiarato all’Agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. La Chiesa in Libia è in sofferenza. A Bengasi è stata colpita la chiesa copta, è stato ucciso il loro cappellano ed ora viene presa di mira la chiesa cattolica. In Cirenaica diversi istituti religiosi femminili sono stati costretti a chiudere i battenti, a Tobruk, Derna, Beida, Barce, oltre che a Bengasi. Le suore che sono state costrette a partire hanno servito la popolazione con generosità” continua mons. Martinelli.
Nella stessa sera violenti scontri tra musulmani e cristiani hanno provocano 1 vittima e decine di feriti davanti alla chiesa copta ad Alessandra d’Egitto. La miccia che ha acceso gli animi sarebbe stata una lite tra due giovani, uno cristiano e l’altro musulmano, che si è trasformata ben presto in una faida familiare che si è allargata a macchia d’olio. Durante la furia della folla durata almeno  due ore, sono state lanciate bombe incendiarie fino all’intervento della polizia che ha arrestato otto persone e isolato tutta la zona attorno alla chiesa.

Dalla caduta di Mubarak, le tensioni tra cristiani (circa il 10% della popolazione ) e musulmani sono aumentate e ogni pretesto è buono per innescare pericolosi scontri. In aprile sono state 5 le vittime di altri scontri scoppiati attorno alla cattedrale copta del Cairo al termine di un funerale per 4 vittime della violenza settaria.

Da notizie diffuse dall’Agenzia Fides, il Segretario della Christian Association of Nigeria (CAN, associazione che riunisce le principali confessioni cristiane nigeriane tra le quali la Chiesa cattolica) nello Stato di Borno (nel nord-est della Nigeria), il reverendo pentecostale Faye Pama Musa, è stato ucciso nel capoluogo, Maiduguri, da membri della setta islamista Boko Haram, poco dopo che il Presidente Goodluck Jonathan aveva proclamato lo stato d’emergenza a Borno, Yobe e Adamawa .

Secondo una prima ricostruzione dei fatti gli assassini sono entrati nell’abitazione del leader religioso e lo hanno ucciso di fronte ai familiari.
È stato pure segnalato lo spostamento nel nord-est di aerei da combattimento, il che induce a pensare che l’aeronautica nigeriana si appresti a colpire bersagli sul suo stesso territorio. A Maiduguri l’afflusso di nuovi rinforzi militari ha fatto chiudere i battenti a scuole e diversi esercizi commerciali.
Solo giovedì scorso, secondo le notizie del Sudan Catholic Radio Network, un nuovo terribile bombardamento (si calcolano almeno 13) sul villaggio di Kawalib alle pendici dei Monti Nuba, Sud Kardofan in Sudan (ma al confine col Sud Sudan), da parte dell’aviazione sudanese ha provocato 25 morti e una serie di feriti,oltre alla distruzione di una ventina di abitazioni e la perdita di diversi capi di bestiame.

Nella stessa giornata un altro bombardamento sui villaggi di Kauda e Kumo, con una vittima. E sono continui i bombardamenti da parte del governo sudanese nei confronti delle popolazioni del Sud Sudan, dalla proclamazione della sua indipendenza, tanto che il governo ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. E l’Agenzia Fides ha più volte rilanciato gli appelli di mons. Macram Max Gassis, vescovo di El Obeid, per fermare questa guerra dimenticata. Secondo gli esperti militari i bombardamenti aerei non portano significativi vantaggi sul piano militare alle truppe di Khartoum nei combattimenti in corso, ma mirano a terrorizzare i civili, costringendoli alla fuga. In gioco ci sono questa volta le enormi riserve di petrolio della zona sud sudanese e il pagamento per l’utilizzo degli oleodotti. Ma in questa zona, anche le riserve d’acqua sono preziose, e contese.

In Asia, solo un esempio, l’escalation del conflitto nello stato Kachin fra l’esercito birmano e le milizie ribelli locali (il dramma dei Rohingya legato allo scontro fra buddisti e musulmani), dal giugno scorso ha causato centinaia di vittime e almeno 130 mila sfollati; decine di prigionieri politici (almeno 300 detenuti) sono ancora oggi rinchiusi nelle carceri birmane per reati di opinione. Ed è di questi giorni la nuova emergenza nello stato di Rakhine, dove è previsto l’arrivo di un altro devastante ciclone che rischia di mettere in ginocchio un’area già piagata dal conflitto interconfessionale. Migliaia di profughi sono ancora stanziati lungo la costa, nonostante l’annunciata tempesta.

Fonte: Cristiani, una delle comunità più colpite – Vatican Insider.

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