Da «symbolon» a «diabolon»

«Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto» [Cost. Dogm. Dei Verbum]. A ben vedere è questa la dinamica della Rivelazione, e insieme di ogni gesto cristiano. E, per analogia, di ogni «gesto» umano, se è vero che il termine «gesto» implica qualcosa che è portato, dato, presente in profondità. Possiamo anche ricordare il proverbio cinese: «Quando il saggio indica la luna, lo stupido guarda il dito».
Ripenso a questo, leggendo i vari commenti a quanto il Papa Francesco sta compiendo dall’inizio del suo pontificato: molti sembrano non solo fermarsi al segno, staccato dalla parola che ne comunica il significato, ma proprio dando al segno un valore autonomo, arbitrario, o – e questo più spesso di quanto non si pensi – in contrasto con l’intenzione dichiarata.
Da «symbolon» a «diabolon»: potremmo rileggere il racconto della tentazione di Adamo ed Eva e riconoscere che vi sono tutti questi aspetti. Mentre il Signore dà una indicazione globale, il tentatore prende un particolare, lo distorce e lo fa diventare atto di accusa allo stesso Dio. Qui si realizza quanto Papa Francesco diceva, da cardinale, a proposito della persecuzione dei cristiani: «La persecuzione è un evento ecclesiale della fedeltà; a volte è frontale e diretta; altre volte occorre saperla riconoscere quando è ammantata da quell’apparenza pseudoculturale con cui ama presentarsi in ogni epoca, nascosta dietro la laica “razionalità” di un sedicente “senso comune” delle cosiddette persone normali e civili. Le forme sono molte e differenti, però ciò che sempre scatena la persecuzione è la follia del Vangelo, lo scandalo della Croce di Cristo, il fermento delle Beatitudini. Inoltre, come nel caso di Gesù, di Stefano e di questa grande “nube di testimoni”, i metodi furono e sono gli stessi: la disinformazione, la diffamazione, la calunnia, per convincere, far avanzare e – come ogni opera del Demonio – far sì che la persecuzione cresca, contagi e si giustifichi fino al punto di sembrare ragionevole

Questo è quanto mi pare stia accadendo in questi giorni (basterebbe il riferimento a quanto «Squizzato/Sclerato/Schizzato» scrive su MicroMega): staccando i segni dal riferimento alla persona e alle sue parole, diventano una occasione di manipolazione. Così passa l’interpretazione che ne diamo (per cui queste parole «sembrano ragionevoli») e non ci si preoccupa di capire e di comunicare quanto il Papa va dicendo. «Sembra ragionevole»: così – come accadde col Concilio – si passa dal Papa Francesco al «Papa dei media». E sarà molto difficile ristabilire la verità. Le immagini hanno una forza che nessuna parola sembra contrastare.

Allora? Bisogna creare una rete libera di informazione che dia voce al Papa, quello vero, diventando autentica cultura. Come ci ha ricordato lo stesso Papa Francesco, rivolgendo ai giornalisti queste parole: «Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza.»

Fonte: Da «symbolon» a «diabolon».

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