Dal Concistoro sul Medio Oriente nuova solidarietà ai cristiani in fuga |Terrasanta.net

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g.s.) – Erano 86 questa mattina i cardinali, patriarchi delle Chiese cattoliche orientali e ufficiali della Curia romana presenti nell’aula del Sinodo, in Vaticano, per il Concistoro sulla situazione del Medio Oriente voluto da Papa Francesco. Introducendo il tema, il Pontefice ha ringraziato i presenti, dicendo che la situazione della regione e dei cristiani che vi abitano gli sta molto a cuore.

«Ci accomuna il desiderio di pace e di stabilità in Medio Oriente e la volontà di favorire la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l’impegno politico».

Ribadito che bisogna fare il possibile per sostenere le comunità cristiane locali, il Papa ha sottolineato che «non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria, sono molto preoccupanti. Assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti».

Francesco ha auspicato che il Concistoro possa offrire «valide riflessioni e suggerimenti per potere aiutare i nostri fratelli che soffrono e per venire incontro anche al dramma della riduzione della presenza cristiana nella terra dove è nato e dalla quale si è diffuso il cristianesimo».

Al termine dell’intervento papale, ha preso la parola il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, che ha messo l’uditorio al corrente di quanto emerso dalla riunione con i nunzi pontifici nella regione, svoltasi in Vaticano dal 2 al 4 ottobre.

Il comunicato diffuso al termine dei lavori informa che gli interventi in aula sono stati una trentina: i patriarchi orientali hanno aggiornato sulla situazione delle loro comunità ecclesiali e nazionali con particolare riguardo a Iraq, Siria, Egitto, Israele e Territori Palestinesi, Giordania e Libano.

Cinque i filoni toccati dai vari interventi: il bisogno di pace e riconciliazione in Medio Oriente; la difesa della libertà religiosa; il sostegno alle comunità locali; l’importanza dell’educare le nuove generazioni al dialogo; il ruolo della comunità internazionale.

In aula è risuonata la condanna per le violenze perpetrate in nome di Dio dagli uomini dello Stato Islamico e si è nuovamente sottolineato il ruolo unico di Gerusalemme come capitale della fede per le tre grandi religioni monoteiste.

La libertà religiosa e di culto, come diritto umano fondamentale, dev’essere sempre difesa – si è ribadito in Concistoro – e ai cristiani, dove sono in minoranza, va assicurato il godimento degli stessi diritti di cittadinanza di cui godono gli altri connazionali (in particolare laddove lo Stato non è laico ma confessionale).

Riaffermato che è bene chiedere ai cristiani di rimanere in patria, pur in mezzo a tante difficoltà, si è però osservato che ciò implica la necessità di continuare a sostenerli concretamente. Laddove poi decidessero comunque di partire per rifarsi una vita altrove, le Chiese dei Paesi di destinazione dovrebbero fare il possibile per accoglierli e inserirli, anche mettendo a disposizione strutture pastorali per i vari riti.

In proposito va annotato che la posizione ufficiale dei capi delle Chiese fa comunque i conti con la realtà concreta: affermato il principio, ogni fedele decide in coscienza la sua sorte e quella dei familiari. E le cronache dicono che sono molte migliaia i profughi iracheni cristiani accolti provvisoriamente nei campi dei Paesi vicini ma decisi ad emigrare definitivamente in Occidente (soprattutto in Nord America e Australia).

Qualche intervento, dice il comunicato diffuso dalla sala stampa vaticana, «ha espresso rammarico per il fatto che in molti Paesi mediorientali i libri di testo scolastici non parlino in modo positivo delle religioni differenti da quella di Stato (…). In quest’ottica, è stato auspicato il dialogo interreligioso con i musulmani, a partire dalla base comune della ragione, ed una viva cooperazione ecumenica, affinché tutte le Chiese del Medio Oriente facciano sentire una loro unica voce».

«Alla comunità internazionale – conclude il comunicato – è stato richiesto di garantire, ai profughi cristiani, la possibilità di tornare quanto prima nelle loro case, attuando delle “zone di sicurezza”, ad esempio nella Piana di Ninive. Infine, è stato anche levato un appello per tutte le persone rapite in Medio Oriente, affinché il mondo non si dimentichi di loro».

viaTerrasanta.net.

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