Dati europei gonfiati sulle discriminazioni LGBTI

Core Issues Trust logoOggi, martedì 28 ottobre, si tiene a Bruxelles il meeting sul “Contrasto alle discriminazioni in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere”, promosso dalla Fundamental Rights Agency e dalla presidenza italiana dell’Unione Europea. Per l’occasione, vogliamo pubblicare il seguente report dello scorso gennaio, in cui il Core Issues analizza le indagini dell’UE sul tema LGBTI e mette in evidenza alcune esagerazioni e deformazioni.

“Roadmap dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere” e votazione del Parlamento Europeo programmata per il giorno 4 febbraio 2014.

Il Core Issues Trust vuole mettere in guardia dall’indagine dell’UE sul tema LGBT, utilizzata come giustificazione per la Risoluzione Lunacek, poiché potrebbe aver riportato risultati esagerati. L’indagine, sulla quale si basa il report stesso, viene contestualizzata nei “Risultati a prima vista” sul sito web, ma non definisce in modo adeguato il gruppo della popolazione incluso nell’indagine stessa, ovvero chi erano i partecipanti e come sono stati raccolti i dati. Nell’indagine viene chiesto agli intervistati se si sono mai sentiti discriminati in qualunque momento durante il periodo in cui è stata condotta l’indagine stessa, “negli ultimi dodici mesi”, per la propria omosessualità. In generale, nei territori dell’Unione Europea, il 47% ha risposto “sì”. Son state riscontrate alcune differenze tra i vari Paesi: la percentuale più bassa di risposte affermative è stata registrata nei Paesi Bassi con il 30% e la più alta in Lituania con il 61%. La percentuale nel Regno Unito è del 44%.

Tuttavia, in un’analisi condotta in Inghilterra nel 2007 (Chakraborty et al[i]) sulla “morbosità psichiatrica tra gli adulti”, veniva posta la stessa domanda. I risultati sono molto diversi da quelli dell’indagine LGBT dell’UE; infatti solo il 4,9% degli intervistati ha risposto “sì”. 4,9% contro il 44%. Ci deve essere un grave errore.

È importante sottolineare che l’indagine sulla morbosità psichiatrica tra gli adulti non era rivolta esclusivamente agli omosessuali. Era rivolta alla popolazione in generale, e poneva domande su varie condizioni mentali come depressione, ansia e disturbi ossessivi compulsivi. L’orientamento sessuale era una delle variabili, e quando veniva posta la domanda sulla discriminazione, veniva chiesto se fosse mai accaduto per cause di età, genere, religione, etnia, disabilità e condizioni di salute fisica e mentale. In questo modo sono stati inclusi nello studio gli omosessuali ordinari e non solo gli attivisti. Il campione è abbastanza ampio da avere importanza statistica (numero complessivo 7403, non eterosessuale 650) e ha sollevato gravi preoccupazioni sull’enorme differenza tra i risultati dei due studi.

Lo studio dell’UE si concentrava invece in modo specifico sulle questioni LGBT e aveva quindi più probabilità di attirare un numero sproporzionato di attivisti, che hanno colto l’occasione di sostenere la propria causa. Il documento “Risultati a prima vista” non spiega la modalità in cui l’indagine è stata promossa, si dice solo che “era online”. È stata pubblicizzata soprattutto nei club e bar gay dove si riuniscono gli attivisti, o è stata pubblicizzata in generale a tutta la popolazione? Oltre alle domande con caselle di spunta, i partecipanti sono stati invitati ad esporre esempi di discriminazione, e a pagina 17 si trova una citazione di qualcuno che evidentemente vede discriminazione e omofobia ovunque:
“Sul posto di lavoro ho sofferto di discriminazione: un collega ha detto di rispettarmi, ma pensava non fossi normale […], in poche parole, secondo lui, il mio orientamento sessuale era contro natura” (Italia, lesbica, 28 anni).
Se l’omofobia ha una definizione tanto ampia, è comprensibile che l’indagine abbia risultati esagerati. Un approccio tanto vago nella raccolta di dati non può essere utilizzato in modo sicuro come base per una risoluzione dell’UE. La risoluzione così articolata può comportare che le persone verranno criminalizzate solo per aver espresso la propria sincera opinione, secondo la quale l’omosessualità è innaturale.

Il Core Issue Trust consiglia di sospendere il dibattito sulla Risoluzione Lunacek previsto lunedì 3 febbraio 2014 ed aprire un’inchiesta per capire perché l’indagine dell’UE e l’indagine Chakraborty hanno riscontrato risultati tanto differenti. Chiediamo di fornire definizioni chiare e ragionevoli di ‘omofobia’ e ‘discriminazione’, e di identificare una serie di standard e campioni per indagini future.

Dott. M.R. Davidson
Direttore, Core Issues Trust, Regno Unito
Gennaio 2014

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