Diario Vaticano / Da Washington il primo no a Francesco

I cattolici ai vertici dell’amministrazione Obama tutti a favore dell’intervento militare in Siria. E anche nell’insieme del mondo cattolico americano l’appello del papa ha trovato un ascolto tiepido

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CITTÀ DEL VATICANO, 5 settembre 2013 – “Un voto cattolico contro la guerra in Siria”. È con questo titolo che “L’Osservatore Romano” del 5 settembre ha dato notizia della mobilitazione della conferenza episcopale degli Stati Uniti, USCCB, contro l’azione militare fortemente voluta dal presidente Barack Obama.

L’USCCB, in effetti, ha invitato i cattolici a mettersi in contatto con i loro rappresentanti di riferimento al Congresso, per chiedere loro di “votare contro la risoluzione che autorizza l’uso della forza militare in Siria”, in risposta “all’atroce attacco con armi chimiche” condotto “su civili innocenti”, e di appoggiare invece un’azione condotta dagli Stati Uniti, in collaborazione con la comunità internazionale, “per un immediato cessate il fuoco in Siria e per autentici e inclusivi negoziati di pace”.

E questo alla luce della forte iniziativa di papa Jorge Mario Bergoglio in favore della pace, con la giornata di digiuno e preghiere programmata per sabato 7 settembre.

Ancora non si sa se e quale effetto potrà avere l’appello dei vescovi nel voto del Congresso, che comunque non sarà vincolante per Obama.

Ma intanto l’appello di papa Francesco non sembra aver sfondato tra i cattolici che contano nei vertici istituzionali degli Stati Uniti.

Il presidente Obama non è cattolico e durante il suo primo e secondo mandato ha condotto politiche in evidente contrasto con l’insegnamento della Chiesa su temi eticamente sensibili come l’aborto e i cosiddetti matrimoni gay, A questo ora aggiunge una propensione bellica che non lo distingue dal predecessore George Bush Jr., che però su quelli che una volta venivano definiti temi “non negoziabili” era stato costantemente in accordo con la morale ebraico-cristiana.

Come Bush è ricordato come colui che ha fortemente compromesso la presenza cristiana in Iraq, così Obama – che pure all’inizio del suo mandato fu elogiato per il suo realismo cristiano anche da un eminentissimo teologo quale il cardinale Georges Cottier – potrebbe venire ricordato come il presidente che ha radicalmente indebolito le storiche comunità cristiane della Siria.

A favore dell’azione di guerra contro la Siria si è espresso lo “speaker” del Congresso americano John Boehner, repubblicano dell’Ohio, cattolicissimo e molto impegnato per la vita nascente e contro i matrimoni omosessuali.

A sostegno dell’intervento militare si sono compattamente schierati politici cattolici del Partito democratico rigorosamente pro-choice e favorevoli all’equiparazione delle unioni gay ai matrimoni come Joe Biden (nella foto), John Kerry e Nancy Pelosi, rispettivamente vicepresidente degli Stati Uniti, segretario di Stato e capogruppo dei democratici al Congresso. Il ministro della difesa Chuck Hagen, anche lui favorevole all’attacco militare in Siria, è ora episcopaliano, ma oltre ad essere stato un ex repubblicano è anche un ex cattolico.

Insomma, i non pochi cattolici presenti nei vertici delle istituzioni e nei posti chiave dell’amministrazione Obama non sembrano essere stati scossi dal drammatico appello lanciato domenica 1 settembre da papa Francesco.

Ma anche l’insieme del mondo cattolico degli Stati Uniti non sembra aver brillato per prontezza nel rispondere all’appello del papa.

Ancora tre giorni dopo questo appello, infatti, proprio nelle ore in cui su “L’Osservatore Romano” si dava risalto al suddetto appello della USCCB, se da Roma si andavano a vedere le home page delle più importanti diocesi USA – cioè quelle che nella loro storia hanno avuto almeno un cardinale – si scopriva che solo in tre su dieci era riportato l’annuncio della giornata di preghiera e digiuno lanciato dal papa.

Lo riportavano i siti delle diocesi di Chicago, Baltimora e St. Louis. Ma non ancora quelli di New York, Boston, Los Angeles, Philadelphia, Detroit, Galveston-Houston, Washington DC.

Poi, anche le altre diocesi, più o meno rapidamente, si sono allineate.

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L’appello di papa Francesco all’Angelus di domenica 1 settembre, con l’indizione per il 7 settembre di “una giornata di digiuno e di preghiera per la pace”:

> “Cari fratelli e sorelle…”

E il discorso rivolto il 5 settembre dal ministro degli esteri vaticano Dominique Mamberti agli ambasciatori presso la Santa Sede:

> Intervento del segretario per i rapporti con gli Stati

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Il richiamo dei vescovi americani per un voto contro l’intervento militare in Siria:

> Action Alert

La lettera al presidente Obama del cardinale Timothy Dolan, presidente della USCCB, e del vescovo Richard E. Pates, presidente della commissione Iustitia et Pax:

> Letter to President

Ma in un commento sul suo blog personale, lo stesso cardinale Dolan, arcivescovo di New York, si è espresso sull’intervento militare in Siria in termini più possibilisti:

“Le nostre preghiere sono con il nostro presidente e il Congresso, mentre valutano l’appropriata risposta americana. Il Signore sa, come le maggiori potenze del mondo, che noi abbiamo il dovere di ricordare alle nazioni, con la forza se necessario, che certe linee di civile e inumano comportamento non possono essere tollerate nella comunità delle nazioni”.

L’intero commento di Dolan:

> God Bless and Guide Us

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Il giudizio molto positivo su Obama espresso nel 2009 dal cardinale Georges Cottier, per molti anni teologo della casa pontificia:

> “Obama mi ricorda i primi legislatori cristiani…”

Fonte: Diario Vaticano / Da Washington il primo no a Francesco.

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