di Daniel Pipes
FrontPageMagazine.com
6 marzo 2013
Pezzo in lingua originale inglese: [Defending Lars Hedegaard:] “A Stew of Anti-Muslim Bile and Conspiracy-Laden Forecasts”
Alle 11,20 del 5 febbraio scorso, Lars Hedegaard ha aperto la porta di casa a quello che sembrava essere un postino. Invece di ricevere un pacco, il settantenne storico e giornalista danese si è trovato di fronte un presunto assassino che aveva circa un terzo della sua età. L’aggressore gli ha sparato un colpo di pistola, mancando di poco la testa. L’arma si è inceppata, Hedegaard ha lottato con lui e il giovane uomo è fuggito.
La polizia perlustra l’area intorno all’abitazione di Lars Hedegaard dopo l’aggressione. |
L’aggressione ha avuto risonanza in Danimarca e altrove per le critiche che Hedegaard ha mosso all’Islam e perché egli ha dovuto rispondere in tribunale di accuse di “incitamento all’odio”. L’Associated Press ha riportato questo episodio, al quale tutta la stampa britannica, tra cui il Guardian, il Daily Mail e lo Spectator, ha dato ampio risalto, e lo stesso ha fatto in Canada il National Post. Il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo scritto dallo stesso Hedegaard sulla sua esperienza.Quando il New York Times, il 28 febbraio, si è dato da fare in ritardo a informare i suoi lettori sul tentativo di omicidio, esso non si è limitato a riportare l’accaduto ma ha parlato di un presunto sostegno musulmano alla libertà di parola di Hedegaard. Come suggerito dal titolo dell’articolo di Andrew Higgins, “L’avversario danese dell’Islam è stato aggredito e i musulmani difendono il suo diritto alla libertà di parola”, egli plaude principalmente l’Islam danese: “I gruppi musulmani nel Paese che sono stati spesso criticati durante il furore scatenatosi per la pubblicazione delle vignette [su Maometto] per non essersi pronunciati apertamente contro la violenza e per aver volutamente soffiato sul fuoco, hanno alzato le loro voci per condannare l’aggressione a Hedegaard e per sostenere il suo diritto a esprimere le sue opinioni, comunque odiose [il corsivo è mio]”. Questo tema pervade l’intero pezzo; ad esempio, Karen Haekkerup, ministro dell’Integrazione e degli Affari sociali, afferma soddisfatta che “la comunità musulmana è ora parte attiva del dibattito”.
Andrew Hggins, autore di un articolo del New York Times su Lars Hedegaard. |
(Per un accurato esame di questo agit-prop si veda la disamina di Diana West e l’analisi di Andrew Bostom che paragona Higgins a Walter Duranty, il reporter del NYT che ha mascherato i crimini di Stalin).In secondo luogo, Higgins delegittima Hedegaard, l’argomento che sto trattando qui. Inoltre, utilizzando l’allusione stizzosa “comunque odiose”, Higgins considera le opinioni di Hedegaard ‘un’accozzaglia di fiele anti-musulmano e di previsioni cariche di complotti di un’imminente guerra civile” e afferma che il danese “ha rinfocolato le assurde teorie del complotto e a volte ha sconfinato nella calunnia”.
Questi tratti del lavoro di Hedegaard sono una distorsione malevola. Alcuni dettagli:
1. Ciò che Hedegaard considera con leggerezza “le opinioni” di Hedegaard in realtà è, di fatto, un’opera corposa che consta di parecchi articoli e testi accademici carichi di fatti e di riferimenti che trattano di ideologia islamica, storia musulmana e di immigrazione musulmana in Danimarca. Questi libri sono:
I krigens hus: Islams kolonisering af Vesten [Nella casa della guerra: La colonizzazione islamica dell’Occidente] (con Helle Merete Brix e Torben Hansen). Aarhus, Hovedland, 2003.
1400 års krigen: Islams strategi, EU og frihedens endeligt [La guerra del 1400: La strategia dell’Islam, l’Unione europea e la fine della libertà] (con Mogens Camre). Odense, Trykkefrihedsselskabets Bibliotek, 2009.
Muhammeds piger: Vold, mord og voldtægter i Islams Hus. [Le ragazze di Maometto: Violenza, omicidi e stupri nella casa dell’Islam] Trykkefrihedsselskabets Bibliotek, 2011.
Tra gli articoli più importanti di Hedegaard ricordiamo:
“Den 11. september som historie” [L’11 settembre come storia] in Helle Merete Brix e Torben Hansen (a cura di), Islam i Vesten: På Koranens vej? Copenhagen, Tiderne Skifter, 2002.
“La crescita dell’Islam in Danimarca e il futuro della laicità”, in Kurt Almqvist (a cura di), Lo Stato laico e l’Islam in Europa. Stockholm, Axel and Margaret Ax:son Johnson Foundation, 2007.
“La libertà di parola: Benefici e limiti”, in Stockholm, Süheyla Kirca and LuEtt Hanson (a cura di), Libertà e pregiudizi: Approcci ai media e alla cultura. Istanbul, Bahcesehir University Press, 2008.
“De cartoon-jihad en de opkomst van parallelle samenlevingen” [Il jihad delle vignette e la comparsa di società parallele] in Hans Jansen and Bert Snel (eds.), Eindstrijd: De finale clash tussen het liberale Westen en een traditionele islam. Amsterdam, Uitgiverij Van Praag, 2009.
Lars Hedegaard con Daniel Pipes, a Copenaghen, nel marzo 2007. |
Per quel che ne so, nessuno ha affermato che questi scritti contengono un sapere approssimativo o dei riferimenti sbagliati. Come dice Hedegaard, “Io sono uno storico con una formazione accademica e prendo sul serio il mio lavoro”. La vera critica da muovere a Hedegaard non riguarda il suo sapere, ma il fatto che egli solleva delle questioni difficili e anche spiacevoli.E inoltre, avendo io scritto due libri sulle teorie del complotto, ritengo che gli scritti di Hedegaard non si macchino di questo peccato intellettuale.
2. Higgins gli attribuisce “la previsione di una guerra imminente”; ma queste non sono le sue previsioni, perché egli si limita a riportare ciò che i testi islamisti e gli stessi portavoce prevedono e sostengono.
3. Higgins scrive che Hedegaard, che “per molti anni ha diretto un importante quotidiano danese – Information, è una figura di spicco in ciò che uno studio dello scorso anno scritto da un gruppo britannico, Hope Not Hate, considera un movimento globale di scrittori, blogger e attivisti ‘islamofobi’ la cui retorica anti-musulmana avvelena il discorso politico, talvolta con effetti letali”.
“L’islamofobia” è un neologismo sciocco destinato a diffamare chiunque critichi l’Islam o anche l’islamismo.
Per quanto riguarda l’affermazione “talvolta con effetti letali”: essa si estende a tutto il gruppo di un centinaio di organizzazioni e individui presenti nella lista di Hope Not Hate, e non singolarmente a Hedegaard. Higgins insinua scortesemente che Hedegaard sia responsabile delle aggressioni mortali ai musulmani quando, in realtà, lui è stato la vittima e non il perpetratore di un’aggressione. (Hope Not Hate, per inciso, inserisce il Middle East Forum e me nel suo Counter-Jihad Report; e mi lusinga essere definito un “vulcano che sta dietro il movimento contro-jihadista”.
In conclusione, non si tratta di “un’accozzaglia di fiele anti-musulmano e di previsioni cariche di complotti” ma di “un cocktail di critiche sensate e di analisi inquietanti”. Higgins ha scritto un’accozzaglia di meschine calunnie di uno scrittore coraggioso, famoso e compito con cui ho scritto nel 2002 l’articolo “‘C’è del marcio in Danimarca?”e che attualmente è un collega del Middle East Forum.
Vergogna a Higgins per quest’articolo e vergogna al New York Times per averlo pubblicato!
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