Diffida all’Unar: fermate la strategia gay

Una diffida all’Unar (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri) dal proseguire nell’attuazione della famigerata Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015). Ad averla inviata è l’associazione Giuristi per la Vita, ed è l’ultimo sviluppo del movimento di opinione che si è messo in moto dopo le denunce de La Nuova Bussola Quotidiana a proposito della “Strategia Nazionale” e delle sue successive applicazioni alla scuola e alla stampa.

Qualcosa dunque si sta muovendo sia nel campo della società civile sia nel campo della politica. Mercoledì abbiamo dato conto dell’interpellanza al presidente del Consiglio dei senatori del Nuovo Centro Destra (Ncd), ieri analoga iniziativa è stata presentata anche dai deputati del Ncd alla Camera (primi firmatari Roccella, Pagano e Costa): «E’ sorprendente – ha dichiarato l’on. Eugenia Roccella in una nota – che un organismo come l’UNAR, incardinato alla Presidenza del Consiglio, emani, al di fuori delle sue competenze, un codice che invita all’autocensura inseguendo il più piatto conformismo ideologico. Siamo certi che il Governo sia dalla parte dell’informazione libera e non possa condividere ipotesi di bavaglio in nome del politicamente corretto. Per fare degli esempi, non è accettabile la proposta di non pubblicare foto del Gay Pride per illustrare articoli sulla comunità Lgbt (considerate evidentemente disdicevoli), o di abolire la dizione diffusa “utero in affitto” per sostituirla con “madre portante” e comunque con termini che non alludano al rapporto contrattuale».

Sempre per quanto riguarda la libertà di stampa va segnalata anche la notizia dei comitati “Sì alla famiglia” che hanno promosso una petizione online (clicca qui per firmare) al presidente del Consiglio, all’Unar e al viceministro Cecilia Guerra (ha le deleghe per le Pari Opportunità) per dire no a leggi che imbavagliano la stampa.

A Vercelli invece è stato il consiglio comunale ad adottare un ordine del giorno in favore della famiglia naturale, ispirato dai numerosi articoli de La Nuova BQ sul tema (ne riferiamo a parte).

Ma il fatto potenzialmente più gravido di conseguenze immediate è la diffida partita dai Giuristi per la Vita con obiettivo la “Strategia Nazionale ….”. Tale strategia si configura  giuridicamente come un atto di alta amministrazione, e quindi non immediatamente impugnabile.

In attesa, però, che gli effetti nefasti ed esiziali di quel documento si concretizzino attraverso i relativi provvedimenti attuativi, – sostengono i giuristi per la vita – non si può assistere passivamente al pericoloso tentativo di introdurre un’intollerabile forma di indottrinamento ideologico nell’educazione dei giovani. Pena la connivenza. Per questo i Giuristi per la Vita, nel tentativo di fermare la deriva in corso nelle istituzioni scolastiche, hanno notificato un formale atto di diffida al Dipartimento delle Pari Opportunità, all’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ai ventuno Uffici Scolastici Regionali, nonché a tutti i centoquattro Uffici Provinciali Scolastici sparsi sul territorio nazionale. Dalla lettura dell’atto di diffida, che qui riportiamo integralmente, si ricavano agevolmente i motivi che stanno all’origine di questa iniziativa:

DIPARTIMENTO DELLA PARI OPPORTUNITA’

Largo Chigi, 19 – 00187 Roma

UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI

Largo Chigi, 19 – 00187 Roma

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA

Viale Trastevere, 76/a – 00153 Roma

UFFICI SCOLASTICI REGIONALI

Loro Sedi

UFFICI SCOLASTICI PROVINCIALI

Loro Sedi

ATTO DI DIFFIDA

Il sottoscritto Avv. Gianfranco Amato, nato a Varese,  il 1° marzo 1961, in qualità di Presidente e legale rappresentate dell’associazione Giuristi per la Vita, Codice Fiscale 97735320588, con sede in Roma, Piazza Santa Balbina n. 8,

PREMESSO

– che l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (U.N.A.R.), ente governativo istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha approvato in data 29 aprile 2013 il documento denominato Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015),

– che tale documento contiene le linee guida per l’applicazione dei princìpi contenuti nella Raccomandazione CM/REC (2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, volta a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere;

– che il medesimo documento contempla, in particolare, uno specifico punto strategico (4.1. Asse Educazione e Istruzione) per diffondere la teoria del gender nelle scuole, attraverso anche iniziative volte ad offrire ad alunni e docenti, ai fini dell’elaborazione del processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere.

– che tali misure devono comprendere «la comunicazione di informazioni oggettive sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, per esempio nei programmi scolastici e nel materiale didattico, nonché la fornitura agli alunni e agli studenti delle informazioni, della protezione e del sostegno necessari per consentire loro di vivere secondo il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere»;

– che il documento de quo prevede espressamente, tra l’altro, l’obiettivo strategico di «ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT», di «garantire un ambiente scolastico sicuro e gay friendly», di «favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra

gli alunni», nonché di «contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali», anche attraverso:

(a)la «valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT in merito alla formazione e sensibilizzazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie, per potersi avvalere delle loro conoscenze»;

(b)il «coinvolgimento degli Uffici scolastici regionali e provinciali sul diversity management per i docenti»;

(c)la «predisposizione della modulistica scolastica amministrativa e didattica in chiave

di inclusione sociale, rispettosa delle nuove realtà familiari, costituite anche da genitori omosessuali» (genitore 1 e genitore 2);

(d)l’«accreditamento delle associazioni LGBT, presso il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, in qualità di enti di formazione»;

(e)l’«arricchimento delle offerte di formazione con la predisposizione di bibliografie sulle tematiche LGBT e sulle nuove realtà familiari, di laboratori di lettura e di un glossario dei termini LGBT che consenta un uso appropriato del linguaggio»;

– che lo stesso documento prevede anche la «realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema LGBT sullo sviluppo dell’identità sessuale nell’adolescente, sull’educazione affettivo-sessuale, sulla conoscenza delle nuove realtà familiari», e che tale formazione «dovrà essere rivolta non solo al corpo docente e agli studenti (con riconoscimento per entrambi di crediti formativi) ma anche a tutto il personale non docente della scuola (personale amministrativo, bidelli, etc)»;

CONSIDERATO

che il citato documento Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015):

(a)espropria la famiglia – ambito privilegiato e naturale di educazione – del compito di formazione in campo sessuale, disconoscendo il fatto che la stessa famiglia rappresenti l’ambiente più idoneo ad assolvere l’obbligo di assicurare una graduale educazione della vita sessuale, in maniera prudente, armonica e  senza particolari traumi;

(b)si pone in palese violazione di due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: l’art.18, il quale garantisce la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e l’art.26 nella parte in cui attribuisce ai genitori il diritto di priorità nella scelta di educazione da impartire ai propri figli;

(c)si pone in palese violazione dell’art.30 della Costituzione italiana che garantisce e tutela il diritto dei genitori ad educare i propri figli, nonché delle disposizioni del codice penale in materia, e di tutte quelle che pongono quale limite per qualsiasi atto, privato o pubblico, il principio del buon costume;

(d)è stato adottato omettendo la consultazione di tutte le parti sociali interessate, con specifico riguardo ai genitori ed ai docenti, violando in tal modo non solo il principio ribadito all’interno dello stesso documento (pag.16) e relativo alla necessità di un coinvolgimento di «tutti gli attori della comunità scolastica, in particolar modo le seguenti categorie: gli studenti, i docenti e le famiglie», ma anche il principio previsto nella stessa Raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, — di cui è emanazione –, nella parte in cui invita espressamente gli Stati membri a «tenere conto del diritto dei genitori di curare l’educazione dei propri figli» nel «predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d’azione per promuovere l’uguaglianza e la sicurezza e garantire l’accesso a formazioni adeguate o a supporti e strumenti pedagogici appropriati per combattere la discriminazione» (Allegato VI Istruzione, n.31); in realtà, come si evince dal decreto di costituzione del Gruppo Nazionale di Lavoro emanato in data 20 dicembre 2012 nessuna associazione familiare o associazione professionale dei docenti è stata coinvolta, mentre si è ritenuto di limitare la partecipazione al gruppo di lavoro a ben ventinove associazioni LGBT;

(e)non ha neppure tenuto conto del diritto dei genitori alla «corresponsabilità educativa» previsto dalle “Linee di Indirizzo sulla Partecipazione dei Genitori e Corresponsabilità Educativa”, diramate dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca il 22 novembre 12, il quale, peraltro, partecipava a pieno titolo al Tavolo di Coordinamento Interistituzionale appositamente attivato per la stesura dello documento Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015);

(f)non ha tenuto in alcun conto le puntuali contestazioni formulate da FORAGS (Forum Regionale Genitori Scuola) lombardo con lettera del 15 aprile 2013 e del FONAGS (Forum Nazionale Genitori Scuola) al Ministro Carrozza con lettera del 12 novembre 2013;

(g)non è stato sottoposto alla valutazione ed al dibattito parlamentare;

(h)è stato adottato successivamente alle dimissioni del Governo ed in regime di ordinaria amministrazione, dopo, peraltro, che il Governo precedente aveva espressamente ritenuto di non assumere alcun provvedimento per recepire la Raccomandazione del Consiglio Europeo del 31 marzo 2010.

TANTO PREMESSO E CONSIDERATO

I Giuristi per la Vita, ut supra rappresentati,

DIFFIDANO

tutte le competenti Amministrazioni Pubbliche dall’adozione di atti e provvedimenti che diano attuazione al documento Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), riservandosi sin d’ora di impugnare tali atti e provvedimenti in via amministrative e giurisdizionale,

CHIEDONO

che, in via di autotutela, venga disposto l’immediato annullamento del documento de quo e la cancellazione di tutti i suoi effetti giuridici.

Roma, li 18 dicembre 2013

Con Osservanza

Avv. Gianfranco Amato

 

Fonte: Diffida all’Unar: fermate la strategia gay.

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