Dite qualcosa di cattolico

di Riccardo Cascioli

A giudicare dagli ultimi sviluppi si può ragionevolmente avere il sospetto che la presenza politica dei cattolici in Italia sia finita. Non che impegnati in politica non ci siano politici qualificati come “cattolici” o rappresentanti di settori impegnati del cattolicesimo: anzi, ce ne sono fin troppi, forse non ce ne sono mai stati così tanti prima. Il problema è che non si capisce per quale motivo ci siano, cosa ci sia di originale in questa presenza.

Basti vedere il modo in cui è scattato l’amore per Monti da parte di tante sigle e personalità del mondo cattolico, con tanto di pressioni per scendere in campo da parte del presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco, cosa che mi pare senza precedenti. Così come senza precedenti è l’anomalia di un movimento ecclesiale – la Comunità di Sant’Egidio – che fa anche politica attiva (forse qualche ecclesiastico dovrebbe chiarire questa situazione).

Tutti sul treno di Monti, dunque – insieme a Casini, Fini e Montezemolo – perché ha salvato l’Italia dal disastro, è serio e responsabile, è apprezzato all’estero (siamo probabilmente l’unico popolo che nelle scelte politiche si preoccupa di cosa pensino gli altri) e così via.

Ci si aspetterebbe che l’adesione a un partito o ad una aggregazione fosse condizionata dall’accoglimento di alcuni punti che – secondo l’insegnamento della Chiesa – dovrebbero stare a cuore ai cattolici. Invece, niente, nessuno che faccia riferimento a quei valori non negoziabili che il Magistero pone alla base di ogni impegno politico dei cattolici; che ponga questi princìpi come condizione per sostenere questo o quel candidato. E, si badi bene, non si parla di princìpi astratti da difendere o di una fissazione di una parte di alcuni cattolici. E’ invece ciò che la Dottrina sociale della Chiesa pone come fondamento del bene comune e in ogni caso si tratta di realtà ed opere da valorizzare e sostenere nell’ottica della sussidiarietà. Basti pensare alle scuole paritarie: a nessuno è venuto in mente di chiedere a Monti un impegno a una interpretazione coerente per l’applicazione dell’Imu che eviti la chiusura di tante scuole già in difficoltà per gli esigui contributi che lo Stato versa

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