I 93 sacerdoti uccisi in Italia dopo la II guerra mondiale

Introduzione. Durante il biennio immediatamente successivo alla cessazione delle ostilità del secondo conflitto mondiale in Italia, tra le numerose uccisioni che videro coinvolte (come attori o vittime) nel centro-nord del Paese persone di differenti (e avversi) schieramenti ideologici, vi furono alcuni episodi delittuosi le cui vittime appartenevano al clero cattolico. Il sacerdote e storico imolese Mino Martelli ha calcolato in 110 il numero complessivo di delitti.

La storia. Dando seguito agli accordi della conferenza di Jalta tra le maggiori potenze alleate, alla fine della seconda guerra mondiale l’Italia si avviava ad entrare nella zona di influenza anglo-americana. Un serrato confronto politico era tuttavia in atto tra le principali forze che durante la Resistenza avevano fatto parte del Comitato di Liberazione Nazionale: il partito di ispirazione cattolica Democrazia Cristiana, vicina alle posizioni angloamericane, e quelli di matrice socialista e comunista, vicini a quelle dell’Unione Sovietica.
Per tale motivo numerosi sacerdoti, essendo l’espressione più immediatamente riconoscibile sul territorio della gerarchia ecclesiastica, la quale sosteneva la Democrazia Cristiana, furono spesso visti come avversari o nemici, indipendentemente dal loro attivismo politico recente (campagna attiva per la DC) o passato (fiancheggiamento del disciolto regime fascista), o meno. Le uccisioni avvennero nel centro-nord Italia, con particolare preminenza in Emilia-Romagna. Per il perimetro compreso tra le zone di Bologna, Modena e Reggio Emilia fu coniato il termine di «Triangolo della morte», vista la concentrazione di omicidi (non tutti e non solo di sacerdoti, comunque) in quell’ambito territoriale.

I sacerdoti uccisi. Riguardo alle morti dei sacerdoti, nell’immediato dopoguerra una prima ricognizione del fenomeno venne realizzata da Luciano Bergonzoni e Cleto Patelli, che trattarono l’argomento in una sezione della loro opera Preti nella tormenta; per i due autori, i sacerdoti uccisi furono “martirizzati”. Dai risultati della sua analisi, Lorenzo Bedeschi nel volume “L’Emilia ammazza i preti”, affermava che 52 ecclesiastici furono uccisi nella fascia di territorio che va «da Rimini a Piacenza, da Modigliana a Guastalla». Tra i casi che più ebbero e in qualche misura tuttora hanno rilevanza si possono ricordare:

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