Giudizi positivi da Agesc e dal cardinale Ravasi. Più problematiche le posizioni dei gesuiti e del teologo Forte
La proposta-Profumo fa discutere il mondo cattolico. Il ministro dell’Istruzione si era pronunciato sull’opportunità di rivedere i programmi scolastici così da avere un iter formativo al passo con i cambiamenti di un Paese multietnico come è oggi l’Italia.
Roberto Gontero, presidente dell’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc), vede «positivamente» l’idea avanzata dal ministro. «L’Italia è un Paese laico e già da anni l’ora di religione non è l’insegnamento della religione cattolica, non è catechismo nè proselitismo – osserva Gontero – anche nelle scuole cattoliche si studiano tutte le religioni. Gli insegnanti di religione si sono formati nelle università italiane e penso possano essere al passo dei tempi». «La scuola – conclude il rappresentante dell’Agesc – deve essere aperta alla conoscenza delle religioni esistenti nel mondo».
Anche il cardinale Gianfranco Ravasi appare possibilista. «È indubbiamente importante il rinnovamento della didattica nel metodo», ha detto il cardinale interpellato sull’insegnamento della religione, a margine della presentazione in Vaticano del Cortile dei gentili che avrà luogo ad Assisi il 5 ottobre. «Certamente – ha precisato il presidente del Pontificio consiglio per la cultura – ci sono contenuti fondanti. Non penso solo alla religione, ma anche alla scienza. Non si può, ad esempio, prescindere dalle grandi leggi della fisica, ma ci sono anche interpellanze nuove, come la bioetica. Oppure penso alla comunicazione, che oggi non funziona più con la carta e il pennino come nella mia infanzia. Lo stesso discorso – argomenta il porporato – vale per la religione. Il messaggio evangelico e i grandi insegnamenti cristiani vanno sempre insegnati, ma c’è spazio anche per un aggancio con il mutare della società e lo sviluppo dei tempi e della cultura. In questo senso – ha concluso Ravasi – ciò che ha detto il ministro Profumo può essere declinato anche da me»
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