E ora in Belgio spunta l’“eutanasia involontaria” – Aleteia

13.05.2014 // STAMPA
Dopo il permesso di praticare l’eutanasia sui bambini senza limiti di età, in Belgio ci si appresta a un altro passo inquietante: l’“eutanasia involontaria”.

I medici riuniti nell’Associazione belga di cure mediche intensive hanno infatti dichiarato in un documento ufficiale che va riconosciuto ad ogni medico il diritto di eutanasizzare senza timore di conseguenze giudiziarie anche i pazienti che non soffrono, che non sono anziani e che non l’hanno richiesto, né lo hanno richiesto i loro parenti, quando si tratti di soggetti che risultano non avere molto tempo da vivere (blog di Mario Adinolfi, 13 maggio).

“Abbreviare il processo di morte somministrando sedativi al di là di quanto necessario per il sollievo dei pazienti”, si legge nella nota dell’associazione medica, “può essere non solo accettabile ma in molti casi desiderabile”.

A questo punto si deve dare ragione a chi aveva avvertito che la china scivolosa dei piccoli passi avrebbe portato dal “diritto a morire” al dovere di morire. “Le linee guida olandesi del 1984, che imponevano sei condizioni vincolanti per poter procedere al suicidio assistito (volontà del paziente espressa in modo chiaro e ripetuto, paziente informato e volontario, sofferenza intollerabile senza speranza di sollievo, almeno due medici, e comunicazione alle autorità a decesso avvenuto), sono saltate tutte” (Italia oggi, 19 aprile).

“Dalla prima limitata e prudentissima legalizzazione, in Olanda si è passati al permesso di eutanasia per i neonati disabili, all’eutanasia per i bambini da 12 anni in su, e poi alle travolgenti notizie dal Belgio: il kit fai-da-te acquistabile in farmacia dal 2005, il furgone per il suicidio assistito a domicilio, la raccomandazione dei medici di sistemare le eutanasie accanto ai trapianti, l’eutanasia per bambini terminali di tutte le età, la clinica di eutanasia per i depressi” e ora l’eutanasia involontaria.

Un sondaggio pubblicato di recente sul Journal of Medical Ethics sulla decisione di porre fine alla propria vita condotto dai medici fiamminghi nel 2007, del resto, ha scoperto che in quasi l’80% dei casi non vi era alcuna richiesta esplicita da parte del paziente (Novae Terrae, 3 febbraio).

Tra i firmatari della dichiarazione dei medici belgi, dal titolo Piece of mind: end of life in the intensive care unit statement, c’è anche Jean-Louis Vincent, capo del reparto di terapia intensiva all’ospedale Erasme ed ex presidente della Società belga di terapia intensiva, che aveva auspicato un ulteriore passo legislativo per “condannare l’accanimento terapeutico” e”autorizzare la pratica dell’eutanasia ‘non richiesta’” (Tempi, 17 aprile).

Se in Belgio “ci sono leggi specifiche per trattare i malati terminali con l’eutanasia”, si legge nel testo, “meno dell’1 per cento di tutti i decessi si verificano a seguito di eutanasia su richiesta”, per “colpa” dei “pazienti molto malati che muoiono in terapia intensiva senza poter richiedere l’eutanasia”. Per far fronte a questa situazione, il documento propone di porre fine alla vita dei pazienti con un cocktail di sedativi, ma serve una legge che eviti l’incriminazione dei medici, visto che “in Belgio c’è incertezza sulle conseguenze giuridiche di un processo che comporta la morte in terapia intensiva”.

In tutto questo, non è contemplato il parere del paziente, “visto che tutto viene fatto per il suo ‘benessere’”. “La somministrazione di dosi massicce di morfina e oppiacei non deve ‘essere interpretata’ come un tentativo di ‘uccidere, ma come un atto umano per accompagnare il paziente alla fine della sua vita’”.

Il Belgio, insomma, sembra marciare sempre più “a tappe forzate verso l’inferno” (blog di Mario Adinolfi, 13 maggio).

sources: ALETEIA

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