Ebraismo, cristianesimo, islam e la libertà delle donne: ecco perché non è lo stesso Dio (Parte prima)

di Silvana De Mari

Io sono uno scrittore fantasy; e quindi è evidentemente il genere cui faccio pubblicità: si chiama marketing; ed è sempre una cosa utile, soprattutto per sbarcare il lunario in periodi come questi.

Il fantasy è normalmente considerato un genere per bambini, per semi-deficienti e nerd (sono dei tizi un po’ strani che campano in un sottoscala con i loro computer e di tanto in tanto vanno a vedere Guerre Stellari).  Non so se avete presente Aldo, Giovanni e Giacomo quando coi cornoni verso il basso fanno: «Io sono Skrunk figlio di Skronk», il genere fantasy più o meno è quella roba lì.

In realtà il genere fantasy è un genere straordinario che fonde due generi precedenti: il poema epico e la fiaba.

Il poema epico contiene valori maschili, il coraggio, la lealtà e la cavalleria, mentre la fiaba contiene valori femminili, il desiderio di una donna di essere amata, il piacere di un bambino di essere amato, il dolore dei bambini non amati. La fiaba è l’unico contenitore che per secoli ha osato contenere la persecuzione dei bambini.

Cominciamo dal poema epico.

La prima parola scritta su questo continente è la parola “ira”. L’ira funesta cantami o diva …

L’Iliade è la storia di un uomo, quest’uomo si chiama Ettore e deve combattere contro un semidio: Achille. Ettore avrebbe maggiori probabilità di sopravvivenza se uscito dalle mura di Troia andasse a battersi contro un carro armato a mani nude. Lui esce dalle porte e sa che sta andando verso la morte, una morte certa, possiamo immaginarci la scena, possiamo immaginarci il sole, che batte sul suo elmo, possiamo immaginarci Ettore che sente l’odore della terra calda e sa che quella è l’ultima volta che lo sente, e che sa che da lì a pochissimo quella terra si mischierà al suo sangue e allora ci sarà quell’odore e arriveranno le mosche, alle sue spalle le porte si chiudono e restano le mura di Troia. Quelle mura invincibili, lui sa che all’interno di quelle mura il suo popolo è al sicuro, il suo re è al sicuro, la sua patria è al sicuro, sono al sicuro sua moglie e i suoi bambini: quello che lui ha di più sacro al mondo.

L’Iliade termina con il funerale di Ettore, ma dopo la storia continua, narrata in altri poemi.

Ulisse avrà ragione delle mura di Troia grazie alla sua astuzia, e dopo che la forza dei padri ha ceduto, che fine fanno le donne e i bambini?

Il bambino di Ettore, Astianatte, verrà ucciso buttandolo giù dalle mura.  Lo uccidono apposta, e questi non sono degli avanzi di galera o della gente scappata dal manicomio, sono i principi, i generali e i re dell’esercito greco. La vita del bambino, la vita del figlio dello sconfitto, non ha alcun valore. E la madre di questo bambino dovrà diventare la schiava, voleva dire che gli stirava i calzini, voleva dire anche un’altra cosa per coloro che le hanno assassinato il marito e il figlio.

Quindi la guerra di Troia finisce con l’assassinio dei bambini e lo stupro delle loro madri. L’evento è considerato assolutamente lecito, per cui viene serenamente raccontato. Coloro che, come tutta la miriade di minuscoli intellettuali laici sostengono che la civiltà europea nasce con la civiltà greca e non ha come impalcatura portante la spiritualità biblico evangelica, dimenticano e ignorano che al di fuori di quella spiritualità il rispetto della donna e del bambino dello sconfitto non possono esistere, nemmeno sul piano teorico.

Una conclusione del genere, l’assassinio intenzionale del bambino, lo stupro della donna, sono  impensabili nella Chanson di Roland o nel Ciclo della Tavola Rotonda.

Perché noi non tolleriamo più che dei personaggi che non siano i serial killer o il sicario della mafia uccidano un bambino e ne prendano con la violenza la madre?

L’etica è cambiata.

E quindi il poema epico è cambiato.

Che cosa c’è tra noi e le mura di Troia?

C’è il cristianesimo, c’è l’immagine di una donna con un bambino in braccio.

Sono una donna e un bambino ebrei.

Alle loro spalle c’è un uomo ebreo, Mosè, che nel Sinai ha ricevuto la Legge. Non uccidere. Non desiderare la donna d’altri, cioè la donna che non ti ha scelto.

Non desiderare la donna d’altri.

Perché è detto ai maschi? Loro hanno il testosterone. Il testosterone è dinamite. Noi femminucce abbiamo gli estroprogestinici, che sono una potenza per l’istinto materno, che è nostro: la maternità è il sogno di una donna, la sua ossessione, il suo dolore quando non riesce a realizzarla. Una delle maggiori violenze che si può fare a un bambino è privarlo della madre biologica, e, dopo che questo per un qualche motivo è successo, privarlo di una madre adottiva, farlo crescere in un posto dove la madre non c’è.

Gli estroprogestinici per la libido non sono un granché, niente di paragonabile al testosterone. Una donna normale pensa al sesso più o meno due volte al giorno quando abbiamo vent’anni, una volta al giorno quando ne abbiamo trenta,  dai cinquanta in poi una volta su due abbiamo mal di testa.

Un maschio normale pensa al sesso tre volte l’ora, quindi è la sessualità maschile che andava imbrigliata, perché la sessualità maschile è qualcosa di meraviglioso, il corpo maschile è bellissimo, la sua potenza, la sua forza sono magnifiche, e quando un uomo e una donna si uniscono nell’amore è meraviglioso ed è da questa unione che la vita nasce di nuovo. Ma la sessualità maschile può essere anche la cosa più terribile e atroce che esista. Non desiderare la donna d’altri, non desiderare la donna che non ti ha scelto, non desiderarla nemmeno.

Chi sono gli altri? I vicini di casa, certo, ma c’è un altro significato. Se noi siamo i greci gli altri sono i troiani, se noi siamo i tedeschi gli altri sono i russi, se noi siamo i russi gli altri sono i tedeschi. Non desiderare la donna d’altri non sta vietando lo stupro, e in particolare quello etnico, era già vietato in non commettere atti impuri, sta proibendo anche solo pensarci.

Quindi in realtà sul suolo europeo noi abbiamo due poemi epici. Il poema epico precristiano dove i valori sono due: la lealtà e il coraggio, e il poema epico cristiano dove i valori sono tre: la lealtà, il coraggio e la cavalleria. La cavalleria, termine oggi ridotto e ridicolizzato, era in realtà un insieme di imperativi etici ai quali si prendeva impegno mediante un giuramento religioso durante una cerimonia religiosa. Cavalleria vuol dire che il soldato proteggerà il figlio dello sconfitto e per nulla la mondo potrà ucciderlo, cavalleria vuol dire che dopo che il nemico si è arreso, non può più essere aggredito. Cavalleria vuol dire che un uomo userà la sua forza fisica maggiore al servizio delle donne, mai contro di loro.

La religione ebraica e quella cristiana vietano lo stupro, sempre, non solo contro la donna che fa parte del gruppo, della nazione, ma anche contro la donna del nemico.

Quando i Crociati conquistano Gerusalemme è vietato toccare le donne arabe. La pena era la castrazione e il taglio del naso a chi si faceva pescare con le mani su una donna araba. Certamente molti lo hanno fatto, il solo fatto che sia stato necessario imporre una regola così severa dimostra che il problema era sentito, ma se qualcuno lo ha fatto ha dovuto farlo di nascosto e non lo ha scritto.

Poi siamo usciti dal Medioevo, il cristianesimo e la chiesa hanno perso potenza, le bolle dei papi contro lo schiavismo (e quindi lo stupro delle donne africane) sono state disattese, e l’Occidente ha dimenticato la Legge, ma i semi erano stati messi a dimora e prima o poi sarebbero germogliati. Nel giro di pochi secoli l’Occidente stesso, l’Occidente cristiano, ha posto fine allo schiavismo, ne ha affermato l’ignominia, ha sancito gli inalienabili diritti dell’uomo e della donna.

Dove c’è la Legge, prima o poi la giustizia arriva. Ci vogliono secoli e ci saranno sempre ricadute perché la norma del cervello umano è la ferocia, ma la giustizia arriva, salvo scomparire quando la Legge viene negata, per esempio nella terrificanti religioni atee del XX secolo, il comunismo sovietico e il nazismo tedesco.

L’islam non vieta lo stupro etnico. E’ vietato lo stupro di una donna dell’islam, ma non delle donne del nemico.

Le ragazze schiave sono proprietà sessuale dei loro padroni maschi. Il Corano nella sura 4:24 dice: “E vi sono vietate le mogli sposate di altri popoli a meno che non siano cadute nelle vostre mani” (come prigionieri di guerra).

“Quando per il favore divino la fortezza fu espugnata, il nemico perdette ogni forza e fu incapace di reagire. Il popolo fedele non incontrò più ostacoli e pose mano al saccheggio in piena sicurezza. Si potrebbe dire che la vista della possibilità di poter fare bottino di ragazzi e belle donne devastasse i loro cuori e i loro animi. Trassero fuori da tutti i palazzi, che uguagliavano il palazzo di Salomone e si avvicinavano alla sfera del cielo, trassero nelle strade strappandole dai letti d’oro, dalle tende tempestate di pietre preziose, le beltà greche, franche, russe, ungheresi, cinesi khotanesi, cioè in breve le belle dai morbidi capelli, uguali alle chiome degli idoli, appartenenti alle razze più diverse, e i giovinetti che suscitavano turbamento, incontri paradisiaci.” Questa è la descrizione della presa di Costantinopoli da parte di Maometto II. Il brano è preso da “Storia del signore della conquista” di Tarsun Beg Kemal, vale a dire è il racconto ufficiale, quello su cui i bambini turchi studiano la storia. La storia della nazione turca, quindi comincia con “Abbiamo stuprato le donne e i ragazzini, e possiamo essere certi che le donne e i ragazzi destinati allo stupro per la loro bellezza sono stati infinitamente più fortunati degli altri, finiti sgozzati, decapitati oppure impalati o crocifissi.

Un bambino che studi la storia su un libro come questo, considererà lo stupro etnico un crimine?

Nessuno  in Turchia, ha ufficialmente criticato le violenze sessuali sulla donne armene, nemmeno lo sparuto drappello di coraggiosi intellettuali dissidenti che ha almeno disapprovato lo sterminio di donne e bambini.

Vi dispiace se esaminiamo di nuovo, con maggiore attenzione i versi del Corano?

“E vi sono vietate le mogli sposate di altri popoli a meno che non siano cadute nelle vostre mani” (come prigionieri di guerra).

Vi sono vietate le mogli a meno che non siano preda di guerra, quindi se lei ci sta e dice, “sì per favore, ancora,” allora non va bene, è un peccato mortale.

Se lei è coperta di sangue e tiene tra le braccia il cadavere del figlio o del marito uccisi, allora secondo il libro della religione di pace, allora si può fare.

Da questo si deducono due cose.

Il cristianesimo e l’ebraismo vietano lo stupro. Che cosa è il cristianesimo lo spiega Gesù Cristo e solo lui e lo spiega in maniera assoluta, mentre i pani e i pesci sono stati moltiplicati. Il cristianesimo è la Legge di Mosè, e in più l’amore, per Dio, per l’umanità, per il creato, per sé stessi, certo  anche, noi siamo la prima creazione di Dio con cui veniamo in contatto.

Il Corano nega la legge di Mosè, cioè non è una religione mosaica. Maometto, Mosè lo rinnega, il Dio di Abramo lo rinnega e lo nega.

Il Dio di Abramo, Mosè e Cristo che vieta lo stupro etnico e il Dio del Corano che lo raccomanda non solo non sono lo stesso Dio, ma il secondo è la negazione del primo. Chi parla delle tre religione monoteiste come imparentate, sta mentendo.

Dato che l’islam non è una religione mosaica, le sue pretese su Gerusalemme sono nulle. Gerusalemme non è  mai nominata nel Corano, e Maometto non c’è mai stato in vita sua. Gerusalemme dovrebbe essere città santa dell’islam perché l’islam prosegue la predicazione mosaica e Roma dovrebbe essere città santa dell’islam perché l’islam prosegue la predicazione cristiana.

Dato che l’islam non prosegue le predicazioni mosaiche e cristiane, ma le nega, le sue pretese sulle due città sono pura follia.

E ora si arriva al punto due: la pericolosità che gli uomini dell’islam costituiscono per le donne degli infedeli. Possiamo analizzare diverse situazioni: Pakistan, Siria, Egitto, Nigeria, Europa.

Fine parte prima (Segue)

Fonte: Ebraismo, cristianesimo, islam e la libertà delle donne: ecco perché non è lo stesso Dio (Parte prima).

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