Ecco il voto degli italiani sulla Relazione Lunacek

di Gianfranco Amato

Il 5 febbraio abbiamo già detto della Relazione Lunacek, approvata il giorno primo dall’Europarlamento di Strasburgo a grande maggioranza. Essa invita tutti gli stati membri ad applicare rapidamente una serie di norme per applicare i diritti dei gay. Il voto ha visto la spaccatura del Partito Popolare Europeo, e a favore hanno votato anche diversi cattolici. Ma per valutare appieno la portata di questa approvazione basterà ricordare la reazione del presidente dell’Arcigay, Flavio Romani, secondo cui quella road map per il rispetto dei diritti fondamentali delle persone LGBTI non riguarda «solo una legge penale contro i crimini d’odio e norme per il riconoscimento delle coppie omosessuali» ma contempla una vasta «gamma di azioni da mettere in campo in tema di diritti lgbti che spazia negli ambiti più diversi, dal lavoro, alla scuola, ai servizi, al diritto d’asilo».

Occorre ricordare che lo stesso Flavio Romani aveva contestato la lettera aperta coraggiosamente inviata dal vescovo di Cremona a tutti i parlamentari italiani perché non approvassero la risoluzione Lunacek, definendo l’iniziativa del prelato come  «un’operazione grave e disonesta, portata avanti da personaggi torbidi che usano il crocefisso come grimaldello politico, ricattando, mistificando, e cercando in tutti i modi di determinare gli esiti dei dibattiti nelle sedi di governo», e come «un tentativo di ingerenza  massiccio e capillare, rivolto a tutti gli eletti italiani nel Parlamento Europeo». Nette e tranchant, come sempre, le parole del Presidente dell’Arcigay: «Il re è nudo, anzi: il vescovo è nudo. Questo è il modo di operare della lobby cattolica italiana, in barba agli auspici e alle belle parole del Pontefice, del tutto inefficaci – evidentemente – a correggere il malcostume dei prelati».

Prima del voto di Strasburgo, il Presidente dell’Arcigay aveva ritenuto di dover «smascherare una volta per tutte il legame torbido e illecito tra la Chiesa e la politica italiana», con questo proclama: «Il voto in programma a giorni sul rapporto Lunacek è quindi un banco di prova importantissimo: ai parlamentari chiediamo di rispedire al mittente le sollecitazioni degli emissari del Vaticano e di tenere salva la dignità del mandato di cui sono investiti. Rispondano nel voto all’auspicio dell’elettorato che li ha votati e  ai programmi delle formazioni politiche di cui sono rappresentanti. Ogni voto difforme da questa rispondenza sarà inevitabilmente interpretato come l’esito di una manipolazione e la prova di un potere occulto che si insinua nella nostra democrazia». I cattolici dialoganti, laici e religiosi, sono avvertiti.

Ma la cosa più interessante, visto che tra poco andremo a votare per rinnovare gli eletti in Parlamento, è verificare come hanno votato gli eurodeputati italiani, così che ognuno ne tragga le conseguenze.

Si sono pronunciati a favore:
Pino Arlacchi (PD), Francesca Barracciu (PD), Franco Bonanini (Non Iscritto), Salvatore Caronna (PD), Sergio Gaetano Cofferati (PD), Silvia Costa (PD), Francesco De Angelis  (PD), Paolo De Castro (PD), Leonardo Domenici (PD), Herbert Dorfmann  (SVP), Franco Frigo (PD), Roberto Gualtieri (PD), Guido Milana (PD), Barbara Matera (PDL), Pier Antonio Panzeri (PD), Aldo Praticiello (PDL), Mario Pirillo (PD), Gianni Pittella (PD), Vittorio Prodi (PD) Nicolò Rinaldi (Italia dei Valori), Licia Ronzulli (PDL), Patrizia Toia (PD), Giommaria Uggias  (Italia dei Valori), Gianni Vattimo  (M5S), Iva Zanicchi (PDL), Andrea Zanoni (PD).

I contrari sono stati Magdi Cristiano Allam (Io Amo l’Italia), Roberta Angelilli (PDL), Raffaele Baldassarre  (PDL), Paolo Bartolozzi (PDL), Sergio Berlato (PDL), Fabrizio Bertot (PDL), Mara Bizzotto (Lega Nord),Mario Borghezio (Lega Nord), Antonio Cancian (PDL), Carlo Casini (UDC), Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia), Elisabetta Gardini (PDL), Giuseppe Gargani (Unione di Centro), Lorenzo Fontana (Lega Nord), Giovanni La Via (PDL), Clemente Mastella (PDL), Erminia Mazzoni (PDL), Claudio Morganti (Ind.), Alfredo Pallone (PDL), Fiorello Provera (Lega Nord) Oreste Rossi  (PDL), Matteo Salvini (Lega Nord), Giancarlo Scottà (Lega Nord), Marco Scurria (Fratelli d’Italia), Sergio Silvestris (PDL), Francesco Enrico Speroni  (Lega Nord), Gino Trematerra (UDC).

Tre sono stati gli astenuti: Antonello Antinoro (UDC), Ciriaco De Mita (UDC), e Salvatore Iacolino (PDL).

Coloro che, invece, hanno optato per l’assenza – che di fatto si è tradotta in un voto favorevole – sono stati Alfredo Antoniozzi (PDL), Sonia Alfano (Italia dei Valori), Francesca Balzani (PD), Luigi Berlinguer (PD), Vito Bonsignore  (UDC), Rita Borsellino (PD), Lara Comi (PDL), Andrea Cozzolino (PD), Susy De Martini (PDL), Vincenzo Iovine (UDC), Cristiana Muscardini (Futuro e Libertà), Crescenzio Rivellini (PDL), Potito Salatto (PDL), Amalia Sartori (PDL), David-Maria Sassoli (PD), Salvatore Tatarella (Futuro e Libertà).

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