Effetto #Charlie in Nigeria: pagano i cristiani | intelligonews

21 Jan 2015 – Americo Mascarucci

a Chiesa nigeriana ha dato disposizione di sospendere fino a nuove e diverse disposizioni tutte le proprie attività per garantire l’incolumità dei cattolici dopo i gravissimi episodi di intolleranza compiuti dagli estremisti islamici, culminati con il saccheggio e la distruzione di diverse chiese in varie zone del Paese.

Sono state sospese le attività di scuole, ospedali, centri di accoglienza, nelle aree più a rischio si è anche arrivati a proibire le funzioni religiose nelle chiese per evitare che i fondamentalisti possano compiere attentati mentre le persone sono riunite in preghiera. E’ bene ribadire che le violenze contro i cristiani e gli attacchi contro le chiese, hanno subito un’escalation dopo la pubblicazione delle nuove vignette su Maometto da parte del giornale satirico francese Charlie Hebdo.

Nonostante tutto il mondo cattolico, il Papa in testa, abbiano condannato quelle vignette, i fondamentalisti islamici in Nigeria hanno inevitabilmente identificato il mondo occidentale con il cristianesimo, scatenando la loro rabbia contro i luoghi e i simboli della cristianità.

E’ vero che già in passato in Nigeria si erano verificati episodi di forte intolleranza religiosa, ma stavolta fa davvero male pensare che quelle chiese distrutte dalle fiamme siano la reazione alle vignette di Charlie, riproposte al pubblico quasi con l’intento di vendicare l’uccisione dei vignettisti ad opera dei terroristi. I cristiani, al pari dei musulmani, sono purtroppo vittime della cultura laicista, relativista, nichilista che ormai domina in Europa, una cultura che in nome di un falso diritto alla libertà di stampa e di satira, si diverte a dissacrare i simboli della religione.

Certi artisti infatti, infastiditi da una Chiesa che fino ad oggi non si è mai voluta arrendere al pensiero dominante restando fedele al Vangelo e rifiutando attacchi alla vita umana e all’istituto della famiglia fondata sul matrimonio, hanno ritenuto utile sfogare la loro rabbia dissacrando i simboli religiosi. Con lo stesso criterio questi illustri esponenti della cultura laica hanno pensato di rispondere al fanatismo islamico offendendo Maometto, forse non pensando che, diversamente dai cristiani, i musulmani più integralisti avrebbero vendicato l’offesa, non con la semplice protesta, ma con la morte.

In Nigeria la rabbia scatenata dalle vignette blasfeme ha finito per colpire i cristiani, con il paradosso di addossare alla Chiesa le colpe di un Occidente che ha ripudiato da tempo il cristianesimo, rifiutando di identificarsi con esso, in nome di un laicismo, intollerante e vizioso, spacciato per strumento di integrazione interreligiosa.

I cristiani dunque pagano per le responsabilità dei propri “nemici”, perché al di là dell’ormai stucchevole e banale slogan “io sono Charlie”, al pari dei musulmani e forse anche più di questi, sono le prime vittime dell’intolleranza laicista spacciata per libertà, quell’intolleranza che ha pure originato le vignette incriminate. Per colpa dei tanti “io sono Charlie” follemente convinti di combattere il terrorismo offendendo i musulmani in ciò che hanno di più sacro, ossia la figura di Maometto, in Nigeria i cristiani non possono più pregare ma nemmeno svolgere le proprie attività in favore della popolazione locale, di tutta la popolazione, con autentico e indiscutibile spirito missionario.

I vescovi nigeriani hanno reso noto che tanti attestati di solidarietà sono giunti al loro indirizzo anche da esponenti delle comunità islamiche locali con i quali non è mai mancato il dialogo, né la reciproca solidarietà, ma che la decisione di sospendere tutte le attività, funzioni religiose comprese, si è resa indispensabile a tutela della sicurezza dei cristiani, almeno fino a quando non cesseranno gli attacchi contro le chiese e le istituzioni cattoliche. Un motivo in più per gridare “Io non sono Charlie”.

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