Egitto, Natale blindato per i copti | Mondo | www.avvenire.it

Natale blindato per la minoranza copta ortodossa in Egitto. Dopo l’attentato di cui sono state vittime due agenti di polizia di guardia a una chiesa, ieri nella città di Minya (a sud del Cairo), il ministero degli Interni ha disposto il rafforzamento delle misure di sicurezza nei pressi di tutti i luoghi di culto cristiani nel Paese. I massiyun (cristiani, in arabo) rappresentano circa il 10 per cento della popolazione. La maggioranza è rappresentata da copti ortodossi – che oggi festeggiano la ricorrenza del Natale – mentre i copti cattolici sono poche migliaia di fedeli; nell’ordine delle centinaia i cattolici romani e i protestanti.

L’attacco di ieri, avvenuto nell’Egitto centro-meridionale, è stato eseguito da un commando di uomini armati a volto coperto di fronte alla chiesa della Vergine Maria. Si tratta di una modalità adottata più volte nel passato recente: a Nag Hammadi, nell’Alto Egitto, nella notte fra il 6 e il 7 gennaio 2010, i fedeli in uscita dalla Messa di mezzanotte furono attaccati da uomini a bordo di un’automobile; le vittime furono 7, di cui 6 cristiani e un poliziotto musulmano accorso sul posto.

Altre dieci persone furono ferite gravemente. Tre musulmani, arrestati dopo un inseguimento, confessarono l’attacco. Furono condannati a morte in via definitiva poco prima dello scoppio della prima rivoluzione (25 gennaio-11 febbraio 2011). Non si sa se stiano scontando la pena oppure siano fuggiti nei giorni della rivolta, come molti altri criminali.

Anche il 2011 iniziò all’insegna della violenza confessionale, con l’attentato alla chiesa di al-Qiddisin, ad Alessandria d’Egitto, a Capodanno: 21 persone morirono sul colpo, altre 97 furono ferite nella deflagrazione avvenuta all’ingresso della cattedrale quindici minuti dopo la mezzanotte, quando dentro la chiesa c’erano un migliaio di fedeli.

Nell’immediato, la stampa pubblicò le foto della testa del presunto kamikaze, ritenuto dagli investigatori «mediorientale». Una versione poi ritrattata, forse per non dare visibilità a un movimento in ascesa su scala internazionale: il sedicente “al-Qaeda in Iraq” (Aqi, sulle cui ceneri è nato lo Stato islamico, Is), che non rivendicò quell’episodio specifico, ma aveva contribuito, nelle settimane precedenti, a un clima crescente di intolleranza.

Nell’ottobre del 2010, Aqi, responsabile dell’attentato alla chiesa di Nostra Signora della salvezza a Baghdad, aveva dichiarato tutti i cristiani in Medio Oriente «obiettivi legittimi». Quanto all’Egitto, la medesima organizzazione aveva denunciato il fenomeno delle donne musulmane convertite al cristianesimo e «imprigionate nei monasteri copti».

Gli attacchi alle chiese copte di Imbaba, quartiere popolare cairota, nel maggio 2011, sembrano rispondere a questa “logica”.

Sotto la presidenza dell’islamista Mohammed Morsi (giugno 2012-luglio 2013), le persecuzioni si sono mantenute numericamente costanti rispetto agli anni precedenti. Dopo la sua destituzione, invece, accusati di aver contribuito al colpo di Stato militare, i copti sono stati presi di mira con violenza inedita. Non solo entro i confini nazionali: qualche giorno fa, a Sirte, in Libia, una coppia di medici e la loro bambina sono stati uccisi. La comunità è sempre più sotto assedio.

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