EGITTO Nord Sinai, giovane copto ucciso: aveva una croce tatuata sul polso

17/01/2018, 12.33

Gli assassini promettono di “uccidere più copti”. Bassem Herz Attalhah è stato ucciso sotto gli occhi del fratello, che si è salvato perché il suo tatuaggio era nascosto dalla manica. Già nel 2010 al Qaeda aveva promesso di ripulire il Sinai dai cristiani.

Il Cairo (AsiaNews) – Ucciso perché aveva una croce tatuata sul polso. È la fine a cui è andato incontro Bassem Herz Attalhah, 27 anni, ultima vittima degli estremisti islamici appartenenti allo “Stato islamico” nel Sinai. Tale scia di sangue sembra destinata a continuare con la promessa dei terroristi di “uccidere più copti”.

Lo scorso 13 gennaio, Bassem stava tornando a casa dal lavoro ad al-Arish, capitale del governatorato del Nord Sinai. Con lui c’erano il fratello Osama, 38 anni, e l’amico Mohamed. Il gruppo è stato fermato da tre giovani fra i 23 e i 25 anni, armati ma con il viso scoperto.

“Si sono avvicinati e hanno chiesto a Bassem di mostrare il polso della sua mano destra, e quando hanno visto il tatuaggio della croce gli hanno chiesto: ‘Sei un cristiano?’”, racconta Osama a World Watch Monitor. La croce tatuata sul polso è una tradizione centenaria dei cristiani della regione, in particolare per la comunità copta.

Gli estremisti hanno controllato i polsi degli altri due. Non sapendo che Osama era il fratello di Bassem e non vedendo il tatuaggio coperto dalla manica, essi lo hanno creduto musulmano. “Bassem ha detto loro che ho dei bambini”, ricorda Osama.

“Hanno sparato due colpi sul terreno vicino alla mia gamba e mi hanno chiesto di andarmene… e poi hanno colpito Bassem alla testa. Non potevo credere a cosa era capitato a mio fratello. È caduto a terra di fronte a me e non ho potuto fare niente”.

Osama conclude il suo racconto ricordando che le gambe gli hanno ceduto per lo shock mentre cercava aiuto. Saputa la notizia, la madre dei due è stata portata all’ospedale per uno svenimento.

Il telefono di Bassem è finito nella mani dei miliziani islamici, che hanno risposto a una telefonata di Milad Wasfi, un amico che non riusciva credere alla notizia della sua morte. Prima di attaccare il telefono, gli assassini di Bassem “hanno detto di appartenere allo Stato del Sinai e promesso che uccideranno più copti”.

I cristiani d’Egitto sono nel mirino dei terroristi islamici del Sinai da anni. Già nel 2010, al Qaeda aveva minacciato la Chiesa egiziana, accusata di trattenere contro la loro volontà due donne musulmane. Lo scorso marzo, le violenze hanno costretto centinaia di famiglie copte ad abbandonare le loro case e le loro terre ad al-Arish. In tutto l’Egitto, gli attacchi ai cristiani sono aumentati sin dalle rivoluzione del 2011. L’ultimo attentato si è consumato lo scorso 29 dicembre, quando otto fedeli sono stati uccisi in una sparatoria all’ingresso della chiesa di Mar Mina, nell’omonimo sobborgo, circa 30 km a sud dalla capitale egiziana.

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