Emma Bonino ministro: una scelta inaccettabile

I Giuristi per la Vita contestano fermamente il fatto che nella compagine governativa guidata da Enrico Letta sieda anche la radicale Emma Bonino. Sarà lei a rappresentare l’Italia all’estero.
Nella galassia movimentistica radicale, proprio la signora Bonino è identificata come la quintessenza, il simbolo paradigmatico, la cifra autentica di quella cultura necrofila che sta dilagando nel tessuto sociale del nostro Paese in maniera sistematica e pervasiva, grazie anche ad iniziative politiche che paiono sempre più espressione di una nuova Kulturkampf.
Il divorzio libero, l’aborto procurato, la contraccezione abortiva, la sterilizzazione, l’ideologia omosessualista, l’eutanasia, il suicidio assistito, la legalizzazione delle sostanze stupefacenti, la manipolazione e sperimentazione genetica, la promozione dell’ideologia del gender, sono tutte forme di una medesima concezione antropologica che è contro l’uomo.
Affidare a Emma Bonino il compito di rappresentare l’Italia all’Estero significa decidere di offrire al mondo un’immagine che non rappresenta il nostro Paese, la nostra cultura, la nostra civiltà. Anzi, si può affermare che – nonostante il drammatico processo di secolarizzazione in atto – Emma Bonino, Marco Pannella e il partito Radicale rappresentino la negazione sistematica proprio dell’identità nazionale italiana.
Ma, soprattutto, questa scelta significa che il nostro Governo adotterà in sede internazionale le posizioni di Emma Bonino in materia di politiche demografiche, di diritto alla vita dei nascituri e dei malati terminali, di rapporto con la dimensione religiosa dell’uomo.
Sotto il profilo politico, per altro, rimarchiamo come inspiegabile il fatto che sia stata assegnato il ministero degli Esteri alla rappresentante di un partito che alle ultime elezioni ha incassato lo 0,19% dei consensi, cioè 64.709 voti, restando totalmente fuori dal Parlamento.
Si dice da tempo che le istituzioni repubblicane hanno bisogno di essere rispettate e rilanciate nella loro autorevolezza. Ci chiediamo come questo auspicio possa conciliarsi con la scelta di Emma Bonino, che entrò in Parlamento la prima volta nel 1976 sull’onda della notorietà conquistata quando aiutava le donne ad abortire contro il divieto penale allora vigente. Una pratica che lei stessa descrisse così in un’intervista: «Gli aborti vengono fatti con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate». Non risulta che la signora Bonino abbia mai rinnegato quelle azioni e quei giudizi.
A noi pare che di fronte a Emma Bonino Ministro degli Esteri non ci sia proprio nulla da ridere.

IL PRESIDENTE
Avv. Gianfranco Amato

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