Erano oasi di pace. Ma oggi sono i luoghi più pericolosi del mondo

Il Mali è uno di questi paradisi perduti. Un’altro è la città pakistana di Quetta. Ecco il confronto tra quello che sono e quello che erano, appena pochi anni fa

di Sandro Magister


ROMA, 21 gennaio 2013 – Questo sopra è il titolo principale della prima pagina de “L’Osservatore Romano” di qualche giorno fa, con nella foto gli effetti di un attentato nella città pakistana di Quetta.

Le bombe, in più punti della città, hanno ucciso più di cento persone, in quartieri abitati prevalentemente da musulmani sciiti. Ma in altre occasioni tra le vittime vi sono stati anche dei cristiani.

Quetta è la capitale della provincia del Beluchistan. È a 1700 metri di altitudine ed è sovrastata da aride montagne. È città di passaggio verso Kandahar, nell’Afghanistan. È sorta nel VI secolo, è stata conquistata dall’islam nel secolo successivo ed è stata successivamente disputata dai persiani e dai mogul dell’India, fino ad entrare nel “great game” tra britannici e russi nel XIX secolo. Dopo un terremoto nel 1935 è stata ricostruita ed ha goduto di un periodo di pace, divenendo meta turistica per le classi abbienti pakistane.

Ma oggi questa pace non c’è più. Quetta è una delle città più pericolose del Pakistan. Insanguinata da violenze settarie: sunniti contro sciiti, musulmani contro cristiani. È un test impressionante di come siano cambiate in peggio alcune regioni del mondo, da quando vi si sono insediate le correnti jihadiste dell’islam.

Un’altra di queste regioni musulmane precipitate nella violenza è il Mali. Non c’è come mettere a confronto le oasi di pace che erano queste città e queste regioni solo pochi anni fa con quello che sono diventate oggi, per capire quanto sia pericolosa l’offensiva dell’islamismo radicale.

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