Essere cristiani nei paesi della Primavera araba

I vescovi europei in ascolto dei testimoni in un seminario a Bruxelles

di Maria Teresa Pontara Pederiva

Due anni fa, nel corso di un incontro nel mese di ottobre, avevano dato la parola ai testimoni delle persecuzioni contro i cristiani, Eduard Hiiboro Kussala, vescovo della diocesi cattolica di Tombura -Yambio nel Sud Sudan, Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk (Iraq), TM Joseph, direttore del Newman College a Thodupuzha (India) e Kok Ksor, presidente della Montagnard Foundation (Vietnam) e a conclusione dell’incontro avevano presentato un Memorandum sulla libertà religiosa con 11 raccomandazioni rivolte al Parlamento e alla Commissione europea per rimarcare che “la libertà religiosa è così strettamente legata agli altri diritti fondamentali che ne costituisce quasi un indicatore per sondare il rispetto dei diritti umani fondamentali”.

Lo scorso 30 marzo – con una dichiarazione congiunta insieme ai vertici della KEK – chiedevano all’Europa di verificare lo stato della libertà religiosa nel mondo, ipotizzando anche una sorta di test d’ingresso, proprio sul rispetto della libertà religiosa, per i paesi che chiedono l’entrata nella Comunità Europea.

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