Evangelizzazione «Perché in Europa vi lamentate sempre dei numeri?» – MissiOnLine.org

Il cardinale arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle: «La fede non dipende dalla quantità, ma dalla vitalità dei cristiani. L’evangelizzazione? Avviene sottovoce, come nelle risaie della Cina»

«Ogni volta che una guardia svizzera in Vaticano mi chiama eminenza, mi stupisco sempre. Io cardinale? Per la mia autocoscienza sono sempre Gokim Tagle, un semplice prete chiamato dal Signore per servire».

Non è per contagio da papa Francesco che l’arcivescovo di Manila ostenta umiltà e un senso dimesso della propria posizione: veramente Luis Antonio “Chito” Gokim Tagle, cardinale filippino, è un personaggio straordinario nella sua normalità. Supera la ritrosia personale per far fronte all’assalto dei giornalisti che gli chiedono di Ior, di Curia, di politica vaticana. Lui che nella sua terra è un evangelizzatore instancabile, un amico dei poveri, un alunno degli “apostoli di Dio” che egli stesso individua negli ultimi, nei migranti, negli emarginati.

Intervenuto a Roma per presentare il suo primo libro in italiano, Gente di Pasqua. La comunità cristiana, profezia di speranza (Editrice Missionaria Italiana), Tagle si mostra tutt’altro che sprovveduto sulle ultime vicende di cronaca vaticana. Ai cronisti che lo incalzano se il Vaticano debba ancora avere una banca come lo Ior, risponde serafico che “non è una banca ma una fondazione per le Opere religiose”, dimostrando prontezza di risposta e sagacia comunicativa, chiudendo la questione con uno dei suoi irrefrenabili sorrisi che restituiscono l’eccezionalità umana del personaggio e rimettono al loro posto insinuazioni e polemiche.

Ma è proprio quando si parla di Vangelo, di fede, di come comunicare a chi non conosce Cristo e la sua vita, che la statura dell’uomo viene fuori. «Mi hanno raccontato che in Cina, nelle campagne, durante il lavoro nelle risaie, i cristiani parlano delle parabole di Gesù mentre piantano il riso per terra, sottovoce. Ecco, questo è il modo di portare il Vangelo oggi. La Chiesa che oggi vive un abbassamento del numero dei fedeli è chiamata dal Signore ad essere minoritaria, e a non aver fiducia nel denaro, nel potere o nei numeri, ma a manifestare la propria vitalità senza pensare di voler far pesare la propria influenza sulla società. Per noi, Chiesa d’Asia, essere minoranza è la normalità. Non capisco perchè in Europa ci si lamenti in continuazione dei numeri!».

Quello che Tagle considera prioritario è «partecipare ad una società che sia riflesso della nuova Gerusalemme, una città nata dall’alto, sorta dalla forza di Cristo». E in questo un ruolo centrale lo hanno gli ultimi della Bibbia: «Gli orfani, le vedove, i migranti, i rifugiati, i poveri sanno dire Dio, me lo insegnano. Ascoltiamo questi missionari di Dio nel mondo di oggi». Prima che essere fiducioso nell’efficacia dell’annuncio della Chiesa, Tagle manifesta un’incrollabile fede nel fatto che Dio sia ancora presente e parlante oggi nel mondo: «Credo, io credo che Gesù Cristo e il suo stile, la sua compassione, sono presenti nel mondo contemporaneo. La fede nel Risorto può dare forza a un’umanità che cerca la comunione. Nella contradditorietà e nell’assurdità della vita noi possiamo vedere il Mistero e la Speranza».

Il “baby-cardinale”, come l’hanno ribattezzato alcuni organi di stampa all’indomani della sua nomina nel Collegio (lo volle fortemente papa Benedetto al termine del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, lo scorso autunno), riserva una bonaria tirata di orecchie ai suoi confratelli vescovi d’Europa: «Al Sinodo sentivo sempre parlare di stanchezza della Chiesa. Ma secondo me questa stanchezza è causata da un atteggiamento che cerca solo radici nel problema, ovvero quello del calo del numero dei fedeli, e invece non ha attenzione sulle opportunità per portare il Vangelo proprio in questa situazione di minoranza. Si parla di Chiesa stanca, ma la Chiesa è viva! Dobbiamo annunciare più con l’esempio della vita che con le parole».

Non vuole atteggiarsi a maestro, il porporato venuto dalle Filippine, unico Paese asiatico in cui il cattolicesimo è maggioranza. Anche perchè conosce molto bene la condizione delle piccole chiese, viaggia spesso in Asia, visita comunità, incontra sacerdoti, religiose, fedeli: «Come quando sono stato in Cambogia e ho visitato una parrocchia con 20 persone. Che cosa devo dire loro, che siccome sono pochi non valgono? Ma la fede non dipende dal numero ma dalla vitalità di noi cristiani!».

Certo, in un contesto come quello asiatico la missione si scrive sulle righe del dialogo: «La missione in Asia si deve fare con il dialogo con le altre religioni, con le antiche culture e con i poveri. Noi non abbiamo il potere per influire sull’opinione pubblica, ma possiamo operare con il dialogo. Padre Jacques Dupuis, il teologo gesuita esperto di religioni, ha aiutato molto la Chiesa asiatica dal punto della riflessione, ma poi nella vita pastorale concreta si deve mantenere la fedeltà alla propria identità cristiana. L’apertura alla diversità deve avvenire mantenendo la propria identità».

Non è irenico il cardinale che viene dall’Oriente, figlio di una mamma cinese, attento – come uno dei suoi grandi predecessori, il cardinal Sin, che ricostituì in pratica, giorno per giorno, visita per visita, la Chiesa in Cina dopo la “rivoluzione culturale” omicida di Meo Tse Tung – al “piccolo gregge” cattolico all’ombra di Pechino. È un uomo di Dio, anzitutto, uno che ha ben chiara la direzione della storia dei giorni e degli ultimi. «Il capitolo ultimo della storia umana è la vittoria del Signore, non quella del male, il trionfo della speranza, non quello della morte. La Chiesa, noi, io, dobbiamo continuamente riscoprire questa verità».

Fonte: Evangelizzazione «Perché in Europa vi lamentate sempre dei numeri?» – MissiOnLine.org.

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