Faenza pro famiglia o no? Malpezzi, il “caso Barilla” del Pd | Tempi.it

gennaio 22, 2015Mirko De Carli

Dopo il pasticcio degli ordini del giorno, il primo cittadino ha scritto una lettera per sollecitare le istituzioni a introdurre unioni gay e fattore famiglia.

FaenzaVi ricordate il dibattito scatenato a Faenza dall’approvazione dell’ordine del giorno a sostegno della famiglia naturale, in seguito alla quale il Partito democratico si è spaccato perché il sindaco e diversi consiglieri piddini avevano votato a favore assieme ai consiglieri di opposizione? Bene. Allora avrete memoria anche del secondo ordine del giorno, con il quale il sindaco Giovanni Malpezzi – che con quel voto “sbagliato” rischiava di giocarsi addirittura la ricandidatura – ha anticipato il premier applicando un “super canguro” per superare tutti i contrasti all’interno del proprio partito e portare in votazione un testo con contenuti diametralmente opposti a quelli dell’odg incriminato.

LA LETTERA A ROMA. Ebbene, tutto questo avveniva pochi giorni prima di Natale. Ora il sindaco ha provveduto a inviare una lettera alla presidenza del Consiglio dei ministri e alle presidenze di Camera e Senato nella quale invita le istituzioni a impegnarsi nell’approvazione di alcuni provvedimenti. Primo fra tutti il ddl Cirinnà, famoso per l’equiparazione di fatto di fatto tra matrimonio omosessuale e matrimonio eterosessuale. Ma non solo: affianco al richiamo al ddl 14 si usa l’espressione «e connessi», in riferimento a tutta quella serie di provvedimenti collegati che mirano a estendere alle coppie non eterosessuali diritti quali, ad esempio, la possibilità di diventare genitori (con la pratica dell’utero in affitto).

RICHIESTE CONFUSE. L’aspetto davvero sorprendere è che il sindaco di Faenza ha presentato una richiesta di «attenzione sull’opportunità di sostenere con forza» questi provvedimenti. Apponendo alla missiva i due ordini del giorno che affermano due proposizioni una opposta all’altra, nel tentativo strategico di tenere insieme un presunto richiamo alla famiglia come fattore centrale della comunità e una dichiarazioni che invece ne stravolge le fondamenta. La stessa confusione con cui Malpezzi nella lettera inviata a Roma invita le istituzioni anche a promuovere una fiscalità più equa, a misura non di famiglia ma di tutte le forme di convivenza, e a non adottare il documento standard per l’educazione sessuale in Europa. Insomma un colpo al cerchio e uno alla botte.

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