Fides et Forma: IL PAPA SU TWITTER E LA TEOLOGIA DEL CAZZEGGIO

di Francesco Colafemmina

Il gesuita Antonio Spadaro è fra i più tenaci assertori della Chiesa 2.0, una sorta di riedizione digitale della vecchia Chiesa analogica. In occasione del primo tweet papale – evento paragonabile a Giovanni Paolo II che scia sull’Adamello e ondeggia al ritmo della musica di Bono Vox – ha pubblicato un breve ebook dal titolo “Twitter Theology” (perché english fa figo). Il succo del libercolo è il seguente (si può anzi si deve condensare in 140 battute): “Vocazione di Twitter è una comunicazione che faccia della brevità il sinonimo non di superficialità, ma di densità ed efficacia.” (p.18).

Ebbene, potremmo anche auspicare che questa vocazione venga pienamente realizzata da Twitter grazie all’intervento del Pontefice sul social network. Eppure ci sarebbero da fare un po’ di considerazioni ulteriori.

Twitter, caro padre Spadaro, è l’espressione più alta del consumismo verbale e noetico della contemporaneità. Sul web tutto passa e nulla dura. La nostra stessa vita sul web è in qualche modo un oblio della realtà. Un costante superamento dell’attimo nella vorace bulimia di parole, pensieri, notizie e immagini che guida la rete. In tale bulimia è evidente che densità ed efficacia vadano cordialmente a farsi fottere (perdonate l’espressione ma è l’unica che mi viene in mente).

Forse non tutti sanno che questa costante accelerazione della rete in tutte le sue forme è motivata alla radice da una mera logica economica. I motori di ricerca come Google, infatti, non sono certo dei benefattori dell’umanità ma delle imprese, imprese che vendono spazi pubblicitari. Tutti i servizi accessori di Google (anche questo blog) sono fondamentalmente volti a trattenere il pubblico sulla rete in modo tale che possa più facilmente visualizzare gli spazi pubblicitari e dunque far arricchire Google.

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