«Forze potenti attaccano e sfigurano la famiglia» | La Nuova bussola Quotidiana

di Massimo Introvigne 17-01-2015

Dopo lo Sri Lanka, il 16 gennaio 2014 Papa Francesco ha iniziato la sua visita apostolica nelle Filippine. La sua prima giornata è stata dedicata alle famiglie, chiamate alla solidarietà verso i poveri, cuore del Vangelo, ma anche a difendersi contro l’attacco «sempre più» aggressivo di «forze potenti che minacciano di sfigurare il piano creativo di Dio e di tradire i veri valori», ispirandosi a «colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia» e «ridefinire la stessa istituzione del matrimonio».

Nella cerimonia di benvenuto con le autorità e il Corpo Diplomatico a Manila, il Papa ha ricordato che le Filippine si preparano a festeggiare il quinto centenario della loro evangelizzazione e che «il messaggio cristiano ha avuto un immenso influsso sulla cultura filippina». La Chiesa – era un tema caro a Benedetto XVI, ribadito in tutti i suoi viaggi – forma le nazioni, e continua a costituire la loro coscienza morale. Di questa «ricca eredità culturale e religiosa» una nazione non deve scusarsi: ne deve, al contrario, andare «fiera». In occasione del tifone Yolanda, il mondo ha potuto vedere come le tradizionali capacità di mobilitazione comunitaria del popolo filippino, «radicate non da ultimo nella speranza e nella solidarietà istillate dalla fede cristiana, hanno dato origine ad una profusione di bontà e generosità, specialmente da parte di tanti giovani. In quel momento di crisi nazionale, innumerevoli persone sono venute in aiuto dei loro vicini bisognosi. Con grande sacrificio hanno offerto il loro tempo e le loro risorse, creando una rete di mutuo soccorso e di impegno per il bene comune». È stata «una lezione importante. Come una famiglia, ogni società attinge dalle sue più profonde risorse per far fronte a nuove sfide». Nelle Filippine si parla molto di modernizzazione e di diritti umani: ma questi diritti, ha ricordato il Papa, sono «fondati su Dio» e ogni rinnovamento non può prescindere dall’identità cattolica del Paese.

Ed è solo sulla base di una «conversione della mente e del cuore» che sarà possibile obbedire all’«imperativo morale di assicurare la giustizia sociale e il rispetto della dignità umana», di «ascoltare la voce dei poveri e di spezzare le catene dell’ingiustizia e dell’oppressione, che danno origine a palesi e scandalose disuguaglianze sociali». I vescovi filippini hanno proclamato un «Anno dei poveri». Il Papa ricorda, tra le cause della povertà, la corruzione politica e il disprezzo del ruolo della famiglia. «Le famiglie hanno un’indispensabile missione nella società. È nella famiglia che i bambini vengono cresciuti nei valori sani, negli alti ideali e nella sincera attenzione agli altri. Ma come tutti i doni di Dio, la famiglia può anche essere sfigurata e distrutta. Essa ha bisogno del nostro appoggio». Non ci sarà vero «sviluppo umano integrale» senza «il rispetto per l’inviolabile dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti di libertà di coscienza e di religione, il rispetto per l’inalienabile diritto alla vita, a partire da quella dei bimbi non ancora nati fino quella degli anziani e dei malati».

Nella Messa nella Cattedrale di Manila con vescovi, sacerdoti, religiose e religiose, il Pontefice ha ricordato che ogni persona consacrata, ogni sacerdote è chiamato «in qualche modo, ad essere l’amore nel cuore della Chiesa», secondo l’espressione di Santa Teresa di Gesù Bambino. «L’amore di Cristo infatti ci possiede» (2 Cor 5,14). Sappiamo che «il Vangelo può ispirare la costruzione di un ordine sociale veramente giusto e redento». Ma questo avverrà solo a partire da tanti incontri personali, solo se ogni sacerdote o persona consacrata, come «ambasciatore di Cristo» saprà davvero «invitare ogni persona ad un rinnovato incontro con il Signore Gesù». Senza mai dimenticare che il Vangelo è «anche un appello alla conversione, ad un esame della nostra coscienza, come individui e come popolo». Il Papa è tornato sui temi della corruzione politica e dell’ingiustizia sociale, ricordando che «i poveri sono al centro del Vangelo, sono al cuore del Vangelo; se togliamo i poveri dal Vangelo non possiamo capire pienamente il messaggio di Gesù Cristo».

Francesco è ritornato anche sul tema a lui caro della mondanità spirituale, cioè dell’agire in una prospettiva meramente umana e non spirituale e cristiana, che contagia anche il clero e i religiosi. «Come possiamo proclamare la novità e il potere liberante della Croce agli altri, se proprio noi non permettiamo alla Parola di Dio di scuotere il nostro orgoglio, la nostra paura di cambiare, i nostri meschini compromessi con la mentalità di questo mondo, la nostra mondanità spirituale?». Combattere la mondanità spirituale non esclude combattere anche la mondanità materiale, cioè l’attaccamento ai beni di questo mondo. È vero anche per i religiosi e i sacerdoti che «un certo materialismo che può insinuarsi nella nostra vita e compromettere la testimonianza che offriamo. Solo diventando noi stessi poveri, eliminando il nostro autocompiacimento, potremo identificarci con gli ultimi tra i nostri fratelli e sorelle».

Soprattutto i giovani sacerdoti devono essere vicini ai loro coetanei, che spesso «vivendo in mezzo ad una società appesantita dalla povertà e dalla corruzione, sono scoraggiati, tentati di mollare tutto, di lasciare la scuola e di vivere per la strada». Ma Papa Francesco chiede anche di essere consapevoli e reattivi di fronte agli attacchi in corso contro la famiglia: «Proclamate la bellezza e la verità del matrimonio cristiano ad una società che è tentata da modi confusi di vedere la sessualità, il matrimonio e la famiglia. Come sapete queste realtà sono sempre più sotto l’attacco di forze potenti che minacciano di sfigurare il piano creativo di Dio e di tradire i veri valori che hanno ispirato e dato forma a quanto di bello c’è nella vostra cultura». E la prima arma che il Papa indica per reagire è la fedeltà, tradizionale nelle Filippine, alla «Madonna e al suo Rosario».

Sono concetti ribaditi nell’incontro con le famiglie al Palazzo dello Sport di Manila. Qui il Papa è partito dal sogno di san Giuseppe, dove il santo incontra un angelo, confidando: «Amo molto San Giuseppe, perché è un uomo forte è silenzioso. Nel mio tavolo ho un’immagine di San Giuseppe che dorme. E mentre dorme si prende cura della Chiesa. Sì! Può farlo. Lo sappiamo. Quando ho un problema, una difficoltà io scrivo un foglietto e lo metto sotto San Giuseppe, perché lo sogni!». Il Papa ha ricordato che «tutte le mamme e tutti i papà sognarono il loro figlio per nove mesi. È vero o no?  Sognare come sarà il figlio. Non è possibile una famiglia senza un sogno. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l’amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne». «Non perdete questa capacità di sognare! Ed anche quante difficoltà nella vita del matrimonio si risolvono se noi teniamo uno spazio per il sogno, se noi ci fermiamo a pensare al coniuge, e sogniamo la bontà che hanno le cose buone».

Nella frenesia che oggi caratterizza il nostro rapporto con il tempo, il sogno e il sonno corrispondono anche a un necessario momento di «riposo nel Signore». «Il riposo è necessario per la salute della nostra mente e del nostro corpo, eppure è spesso così difficile da raggiungere, a causa alle numerose esigenze che pesano su di noi. Il riposo è anche essenziale per la nostra salute spirituale, affinché possiamo ascoltare la voce di Dio e comprendere quello che ci chiede». Bisogna anche «trovare il tempo ogni giorno per pregare». È vero, abbiamo sempre da fare «ma se noi non preghiamo non conosceremo mai la cosa più importante di tutte: la volontà di Dio per noi. Inoltre, pur con tutta la nostra attività, con le nostre mille occupazioni, senza la preghiera concluderemo davvero poco».

La preghiera è il centro della famiglia: «Quando la famiglia prega insieme è unita». «Proprio come il dono della Santa Famiglia fu affidato a san Giuseppe, così il dono della famiglia e il suo posto nel piano di Dio viene affidato a noi». A san Giuseppe l’angelo rivelò in sogno la minaccia di Erode. Oggi «Dio ci chiama a riconoscere i pericoli che minacciano le nostre famiglie e a proteggerle dal male. Dobbiamo stare attenti alle nuove ideologie colonizzatrici. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia». Non vengono da Dio, «vengono da fuori e per questo dico che sono colonizzazioni». Così, «come famiglie dobbiamo essere molto molto accorti, molto abili, molto forti, per dire “no” a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia».

I nemici della famiglia sono molti. La povertà spesso aumenta i rischi di essere «catturati dal materialismo e da stili di vita che annullano la vita familiare e le più fondamentali esigenze della morale cristiana. Queste sono le ideologie colonizzatrici. La famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita». Papa Francesco ha evocato il beato Paolo VI che nella sua enciclica «Humanae vitae» – pure tanto «misericordiosa» nelle raccomandazioni ai confessori per i «casi particolari» – da buon pastore «allertò le sue pecore sui lupi in arrivo» ed «ebbe il coraggio di difendere l’apertura alla vita della famiglia». Ha evocato san Giovanni Paolo II e la sua esortazione apostolica «Familiaris consortio», che ci hanno insegnato che «ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa» e che la famiglia si difende anche «proclamando la sacralità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale».

«Quando le famiglie mettono al mondo i bambini, li educano alla fede e ai sani valori e insegnano loro a contribuire al bene della società, diventano una benedizione per il mondo». Nell’Anno dei poveri proclamato nelle Filippine il Papa ha esortato le famiglie a portare ai bisognosi non solo il pane ma anche la fede, senza nasconderla. «Potreste essere voi stessi poveri in senso materiale, ma avete un’abbondanza di doni da offrire quando offrite Cristo e la comunità della sua Chiesa. Non nascondete la vostra fede, non nascondete Gesù, ma portatelo nel mondo e offrite la testimonianza della vostra vita familiare!».

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