Francia: cosa resta dei cristiani a sinistra | Cultura | www.avvenire.it

Cosa resta in Francia dell’eredità dei «cristiani di sinistra», come furono definiti, soprattutto fra il Dopoguerra e la metà degli anni Ottanta, coloro che cercarono di sperimentare forme più o meno spinte di dialogo fra il Vangelo e la cultura marxista? Per la prima volta Oltralpe, un volume ponderoso di taglio storico tenta di rispondere a una domanda che resta ancor oggi complessa.

Diretta dallo storico Denis Pelletier (Ecole pratique des hautes études) e dal sociologo delle religioni Jean-Louis Schlegel, la raccolta di saggi A la gauche du Christ («Alla sinistra di Cristo, Seuil) non nasconde fin dall’inizio quanto problematica sia già la stessa nozione di «cristiani di sinistra», particolarmente popolare nella pubblicistica degli anni Settanta, ma corrispondente a realtà vissute molto eterogenee.

Cosa accomuna, ad esempio, il sindacalismo di matrice cristiana del giovane Jacques Delors con l’esperienza dal sapore contestatario, intensa quanto evanescente, di una «comunità di base» come quella del monastero di Boquen, in Bretagna? Secondo i curatori, sono almeno quattro le fasi salienti che hanno contrassegnato questa storia. Innanzitutto, l’esperienza della Resistenza e della Liberazione, durante le quali numerosi partigiani credenti, cattolici e protestanti, si trovarono a condividere gli stessi ideali patriottici dell’antifascismo laico, in particolare di matrice comunista. Una prova tanto estrema e la successiva euforia per la vittoria contro il nazismo hanno temprato duraturi legami personali di amicizia e solidarietà, innescando nel primo dopoguerra numerosi esperimenti politici trasversali.

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