Il tentativo di rovesciare Bashar al-Assadè sfociato in una guerra che sta distruggendo un Paese laico, la Siria, consegnando le sue rovine nelle mani degli islamici e rendendo impossibile la vita alla minoranza cristiana ivi presente. Il disinteresse per la sorte dei cristiani di Siria è un vero e proprio tradimento: nonostante le continue denunce delle nefandezze e dei massacri compiuti dai gruppi islamici, la voce dei cristiani non viene ascoltata.

Gian Micalessin, inviato de Il Giornale, rompe questo muro di silenzio e dà voce a coloro che stanno vivendo sulla propria pelle una persecuzione senza precedenti. Nelle parole degli intervistati echeggia il dolore per le violenze passate, ma anche la disperazione per un futuro che appare invivibile: ridotti dal 10% al 5%, i cristiani si chiedono se possano ancora convivere in una terra, dove anche gli amici musulmani di un tempo si sono dimostrati infidi, attraverso delazioni e ruberie, quando non con la violenza diretta.

Intrecciando l’analisi degli eventi con le voci raccolte nei numerosi reportage realizzati dal 2012 a oggi, Gian Micalessin ci racconta il conflitto siriano dal punto di vista dei cristiani. Ma ci spiega anche come il sostegno e gli appoggi garantiti da Obama e dall’Europa ai gruppi jihadisti, al fine di spazzare via il peraltro moderato regime di Bashar al-Assad, abbiano permesso la nascita dell’Isis e facilitato gli attentati che hanno colpito il cuore dell’Europa. Perché tradendo i cristiani di Siria abbiamo, alla fine, tradito noi stessi. Ecco perché– scrive nell’introduzione Francesco Alberoni – «dobbiamo vergognarci di noi stessi, perché noi europei non abbiamo mai pensato ai milioni di cristiani della Siria, dell’Iraq, dell’Egitto o dell’Etiopia come ai nostri padri, come ai nostri antenati spirituali, non abbiamo mai visto in loro le radici storiche e culturali della civiltà cristiana, un mondo prezioso di cui essere orgogliosi e da difendere».