Gb: 30 milioni per ospedali con death list. Rivolta medici | Tempi.it

gennaio 3, 2013 Elisabetta Longo

Secondo il ministro Hunt le death list sono un «fantastico passo in avanti per il sistema sanitario nazionale». Eliminando i pazienti anzitempo, lo Stato inglese risparmia sui posti letto. I medici cristiani si infuriano.

Continua a far discutere in Inghilterra la pratica medica denominata  Liverpool Care Pathway (Lcp) che dovrebbe servire ad accompagnare “in modo dignitoso” alla morte i pazienti in fin di vita, inserendoli in vere e proprie “death list” che prevedono di non rianimare i pazienti in caso di attacchi cardiaci o respiratori e l’interruzione di alimentazione e idratazione. Ogni anno, secondo i dati pubblicati dal Ministero della salute inglese, 130 mila persone vengono trattate in questo modo, circa 60 mila però non vengono informate dai medici. Lo scorso fine settimana il ministro della salute inglese Jeremy Hunt ha detto che il Lcp è un «fantastico passo in avanti per il sistema sanitario nazionale, che non deve essere demonizzato per un paio di casi in cui si verificano abusi». Non tutti sono d’accordo.

GIRO DI AFFARI DA 30 MILIONI DI STERLINE. I medici del Christian Medical Fellowship (Cmf), associazione che conta più di quattromila membri, hanno denunciato «gli abusi» che «senza ombra di dubbio» vengono fatti del Lcp, favorendo la morte di persone che altrimenti avrebbero potuto vivere per anni. Non solo, hanno anche chiesto che il governo smetta di finanziare gli ospedali che introducono le death list. Secondo il Cmf, gli ospedali che hanno introdotto l’utilizzo del Lcp hanno ricevuto dal Sistema sanitario nazionale, rispetto agli altri istituti, in tutto 30 milioni di sterline in più. Negli ultimi tre anni, dunque, il governo inglese ha finanziato le death list con 10 milioni di sterline all’anno.

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