Gender a scuola, la guida Lgbti di Amnesty International | Tempi.it

settembre 19, 2014Benedetta Frigerio

 

Ecco la “guida per docenti” che insegna come far fare “coming out” agli studenti e a dire loro: «Ora non ci resta che trovarti un fidanzato/una fidanzata»

 

 

scuola-lgbti-amnesty-internationalPer il nuovo anno scolastico Amnesty International ha presentato una “guida per docenti” delle scuole superiori perfettamente in linea con la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)” varata dal governo Monti. L’iniziativa, si legge nell’introduzione del manuale, intitolato Scuole attive contro l’omofobia e la transfobia. Diritti Lgbti, diritti umani, nasce dall’assunto che «in Italia la condizione delle persone Lgbti non ha conosciuto nessun miglioramento» e che la situazione «viene oggettivamente aggravata dall’assenza di un’adeguata legislazione in materia di discriminazione omofobica».

 

IL MANIFESTO. Il progetto, ha spiegato il direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Rufini, intende rappresentare un’attuazione della convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che considera i bambini «in grado di esprimere idee proprie e di prendere decisioni». Di qui l’idea di insegnare loro che possono seguire l’orientamento sessuale che preferiscono, secondo la visione diffusa dal sito scuole-lgbti.amnesty.it, il cui “manifesto” recita «tutta la scuola chiede che la legge italiana tuteli i diritti delle persone Lgbti». Un sito dove è possibile trovare «news, recensioni e materiali utili sui temi Lgbti» insieme a filmati che raccontano l’amore lesbico a scuola e immagini che ricordano che «l’amore non sboccia fra sessi ma fra persone».

 

«DIFFONDERE IMMAGINI POSITIVE». Dopo l’introduzione in cui si accusa l’Italia di essere fra i paesi che più odiano le persone con pulsioni omosessuali (secondo valutazioni costruite in base alla permissività delle legislazioni su matrimonio gay o lotta all’omofobia), la “guida per docenti” di Amnesty spiega ai docenti quanto «sia necessario innanzitutto capire in prima persona che i diritti delle persone Lgbti sono diritti umani». E che se un alunno in classe «si sta interrogando sul proprio orientamento sessuale o identità di genere» è «fondamentale dare anche immagini positive della vita delle persone Lgbti». Inoltre, «parlare di diritti Lgbti significa anche parlare di violazioni di diritti, di odio, di discriminazioni subite da persone in tutto il mondo».

 

gender-scuola-tempi-copertinaLE TESTIMONIANZE. Ovviamente poi non si può «parlare di diritti Lgbti» senza educare gli scolari innanzitutto alla controversa “teoria del gender” e senza spiegare loro «la differenza fra sesso biologico e genere». Proprio su questo però gli insegnanti e i loro alunni potrebbero trovarsi in difficoltà, mette in guardia Amnesty, perché «persone molto vicine agli studenti (le loro famiglie, fidanzati/fidanzate, il gruppo di amici) potrebbero avere idee e comportamenti apertamente discriminatori nei confronti delle persone Lgbti». Occorrerà dunque insistere che l’omosessualità «non è un problema», come recita una delle “frasi consigliate” da Amnesty. O magari basterà tranquillizzare l’alunno che trova il coraggio di fare “coming out” con un tranquillizzante «posso capire quanto sia stato difficile per te dirmelo, ora non ci resta che trovarti un fidanzato/una fidanzata». Sempre per agevolare la “libertà di scelta” degli alunni si consiglia inoltre agli insegnanti di contattare «un’associazione Lgbti locale» per organizzare incontri con testimonianze «in cui giovani omosessuali raccontino la propria esperienza di coming out».

 

FILM SULL’IPOCRISIA CATTOLICA. Il vademecum “antiomofobia” di Amnesty si presenta come un manuale di rispetto e neutralità, e infatti raccomanda continuamente ai prof di «non giudicare» le situazioni che si troveranno a trattare. Eppure la guida una visione ce l’ha eccome: «Le aspettative sociali – vi si legge – costringono donne e uomini in ruoli che non sono naturali ma socialmente costruiti». Pertanto occorre aiutare «a riflettere su come tali aspettative siano spesso l’origine di discriminazioni nei confronti delle persone Lgbti». Allo scopo di abbattere tali “stereotipi” gli esperti di Amnesty hanno studiato appositi test e perfino una lista di “film consigliati”. Spicca fra questi The Perfect Family, che racconta l’ipocrisia di una donna cattolica che fa di tutto per apparire perfetta la propria famiglia agli occhi del vescovo, ma che entra in crisi quando scopre di avere un figlio adultero e una nipote lesbica. Alle scuole è proposto poi l’amore fra adolescenti lesbiche raccontato in Fucking Amal. Raccomandato anche Mine Vaganti, incentrato sulle difficoltà di un giovane omosessuale del Meridione incompreso dai suoi «genitori borghesi» e da una «società bigotta».

 

OBIETTIVO MATRIMONIO. Il volumetto racconta la storia e la nobiltà del Gay Pride, insegnando a tutti quanto sia importante sensibilizzare le persone, non solo su blog, siti e forum, ma anche «amici, parenti e la comunità locale», tramite la progettazione e l’esposizione di poster, la scrittura di articoli, i cineforum, i dibattiti, la radio. Ancora più importante è l’attività di controllo «del contesto in cui si vive» e di denuncia di violazioni dei diritti Lgbt.
Infine, una scuola che voglia essere veramente «attiva contro l’omofobia» deve inculcare negli studenti i concetti giusti affinché «sia eliminata ogni forma di discriminazione nella legislazione sul matrimonio civile per le coppie omosessuali e garantiti pari diritti ai figli e alle figlie delle persone omosessuali» e sia introdotta una legislazione punitiva dei «crimini motivati da discriminazione per orientamento sessuale» (ddl Scalfarotto?). Tutto si potrà concludere con un bel quiz con il quale ragazzi dovranno dimostrare di avere imparato «il nome di un/a attivista per i diritti delle persone Lgbti», «la data in cui ricorre la giornata mondiale dell’omofobia e la transfobia» o «un paese con una legge contro i trattamenti medici forzati sulle persone omosessuali».

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