GERMANIA: QUEI CRISTIANI PERSEGUITATI ODIATI ANCHE IN EUROPA | Ereb

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Per centinaia di migliaia di cristiani in fuga dai loro paesi a causa delle persecuzioni, le violenze e le umiliazioni non finiscono oltre la frontiera, ma purtroppo continuano anche nei paesi occidentali nei quali chiedono asilo, come ad esempio la Germania. In articolo pubblicato dal quotidiano tedesco Die Welt, emerge come l’estremismo islamico spadroneggi all’interno dei paesi europei. I fatti di persecuzione avvengono nel silenzio e accade spesso che le vittime si scontrino con l’incomprensione delle autorità, che in virtù di integrazione e laicismo sociale relegano i casi di violenza a causa della fede a regolamenti di conti.

Un esempio di tali discriminazioni è quello di Leyla S, cristiana iraniana fuggita in Germania circa tre anni fa insieme al marito e alla figlia. La donna racconta al quotidiano tedesco la sua esperienza nel centro profughi di Hessen, dove purtroppo l’esclusione e la discriminazione subita in patria è continuata. Molte delle persone incontrate nel campo hanno bollato la famiglia come “infedeli” cani sporchi”, impedendo loro di stare insieme al resto dei richiedenti asilo e costringendoli a cenare in orari separati. “Per due anni – racconta – abbiamo dovuto cucinare sempre nella nostra camera. Una volta ho provato ad andare nella cucina comune, ma i musulmani rifugiati provenienti dall’Afghanistan ospitati nel centro ci hanno subito cacciato sostenendo che con la nostra presenza rendevamo impuro il cibo”. “Per quale motivo allora questa persone giungono in Germania, dove vivono milioni di cristiani che sono per loro impuri, ma il loro denaro no?”.

Gli equivoci del multiculturalismo

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Ad oggi non vi sono dati ufficiali sui casi di pressione e minacce contro i rifugiati cristiani. Un’inchiesta del Die Welt ha mostrato il muro di omertà all’interno delle strutture. Nei campi di Baden-Württemberg, Renania settentrionale-Vestfalia ed Hessen, chi gestisce i centri sostiene che non vi siano casi di discriminazione. I fatti avvengono nel silenzio, di nascosto dalla polizia. In realtà il conflitto fra religioni e gruppi etnici continua sotto i tetti dei centri di raccolta. Ciò che non emerge dalle statistiche ufficiali è confermato però dalle persone.

Max Klingberg della Società internazionale per i diritti umani (Ishr), organizzazione che da 14 anni lavora per i rifugiati, spiega che tali attacchi contro i cristiani non sono un fenomeno di massa che può risaltare agli occhi delle autorità, ma sono tutt’altro che isolati: “I cristiani, o coloro che si convertono al cristianesimo una volta giunti in Germania sono tutti vittime di molestie, minacce pressioni”. Klingberg non è in grado di fornire dati precisi, ma la sua esperienza fra gli ex musulmani parla da sé. Tutti quelli che si convertono al cristianesimo vengono isolati. Gli autori di questo tipo di violenza psicologica, che a volte sfocia in violenza fisica, sono per lo più islamisti provenienti dall’Afghanistan. Come il caso di una donna convertita, anch’essa iraniana, insultata e vessata dai profughi musulmani afghani. “Gli uomini – racconta Klingberg al Die Welt – avevano gettato a terra affetti personali e vestiti della donna e urinato sopra di essi per umiliarla”.

Cristiani soli di fronte ai loro aguzzini 

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Casi di aggressione riguardano anche i cristiani richiedenti asilo presso i centri della Baviera. Come racconta il Commissario per l’integrazione del governo bavarese, Martin Neumeyer. Per fermare le violenze il politico ha chiesto di realizzare alloggi separati a seconda dei gruppi religiosi. La “goccia che ha fatto traboccare il vaso” sono gli scontri a causa di tensioni religiose avvenute all’interno di un centro bavarese, che hanno spinto le autorità della Bassa Baviera a redistribuire i richiedenti asilo. Secondo Neumeyer, per molti “la sua richiesta di una sistemazione separata in base alla fede per i rifugiati provenienti da paesi come la Siria e l’Iraq, ma anche dall’Afghanistan e dalla Cecenia è considerata molto difficile, dato che in Germania vige la libertà religiosa”. Tuttavia in questo modo il commissario vuole dare risalto a questa situazione per spingere le autorità ad agire in modo adeguato per fermare questi incidenti. Anche per Neumeyer è molto complicato avere statistiche precise che dimostrino i vari casi di umiliazione e persecuzione psicologica a danno dei rifugiati.

Secondo i gestori dei centri di raccolta i casi di violenza sono spesso frutto delle condizioni di vita drammatiche, dei traumi di situazioni familiari dolorose. I membri del Baff-project, programma di aiuto ai rifugiati, guardano con timore alle proposte di Neumeyer e Jon Canta Hammer, vice presidente del Bundenstag, entrambi sostenitori della separazione dei rifugiati in base alla religione. Per il Baff una sistemazione separata farebbe riaffiorare le paure e i conflitti sia a livello psicologico che sociale. Lo psicologo dell’organizzazione, A. Schriefers, è convinto che “il fine della società dovrebbe essere quello di aiutare queste persone a guarire con l’integrazione queste esperienze traumatiche”.

L’esperienza di Ramin, rifugiato afghano convertito al cristianesimo mostra però che l’integrazione e la guarigione dai traumi è per ora solo l’ultimo dei problemi per la maggior parte delle persone costrette a fuggire dai loro paesi a causa della fede. Fin dal suo arrivo al centro di accoglienza l’uomo ha subito minacce da parte di tre connazionali con cui condivideva la stanza. “Essi – racconta – dicevano che io appartenevo a quelli della casa della guerra e non alla casa dell’Islam”. Per i tre afghani musulmani Ramin meritava la morte in quanto infedele e apostata. L’uomo racconta di varie aggressioni, di cui una in particolare l’ha condotto molto vicino alla morte: “Eravamo nella stanza quando i miei tre coinquilini mi hanno bloccato picchiandomi nei reni con il telecomando. Quando sono riuscito a divincolarmi, uno di loro è andato in cucina e ha preso un coltello. Allora ho tentato di fuggire in un’altra camera, ma un altro aveva bloccato la porta con il piede. In quel momento tremavo, mi sono rivolto a Gesù chiedendo di salvarmi. Poi uno dei miei mi ha puntato il coltello sul petto, dicendo che per me sarebbe stato impossibile restare vivo ancora per molto. Per fortuna gli altri due hanno ricordato all’uomo che doveva sospendere per il momento la sua vendetta dato che doveva ancora completare la procedura per l’asilo politico”.

I risvolti di un’Europa debole 

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Spesso le autorità non comprendono queste situazioni che mescolano odio religioso a conflitti etnici e personali. Un esempio è il caso di un iraniano cristiano di 19 anni che ha cercato di fuggire ai suoi aguzzini chiedendo il trasferimento in un’altra città. Il consiglio locale ha respinto la domanda sostenendo che le controversie non avevano nulla di religioso, ma erano puramente personali.

Secondo Peter Ulrich, direttore di una scuola gratuita per i richiedenti asilo gestita dall’ Evangelical free church afferma che i cristiani sono molto più sensibili alla cultura europea e alle proposte per l’integrazione rispetto ai musulmani. “Nel mio lavoro come insegnate di lingua tedesca – racconta – ho avuto modo di notare che molti dei rifugiati provenienti da Siria, Iraq e Iran chiedono asilo proprio a causa di persecuzioni religiose. Essi sono molto delusi e irritati da come spesso il loro problema viene visto con superficialità dalle autorità del nostro paese, da cui invece si aspettano comprensione e sostegno”.

Simone Cantarini

Fonte: GERMANIA: QUEI CRISTIANI PERSEGUITATI ODIATI ANCHE IN EUROPA | Ereb.

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