CRISI ECONOMICA E SALUTE MENTALE

A causa della crisi economica in atto e prima delle elezioni politiche anticipate, cosa cambia oggi nella popolazione e nei servizi di salute mentale, lo ha chiesto Mai Più Cristanofobia a Franco Previte Presidente dell’Associazione “Cristiani per servire.

D. Presidente in Italia vi è relazione effettiva ed autentica tra disagio mentale e crisi economica ?

R. E’ una bella domanda e cercherò di rispondere in maniera succinta, in quanto in Italia sono pochi i rilievi statistici sulla malattia mentale e le sue conseguenze che “vediamo” quasi tutti i giorni nei comunicati dei mass media, rilevati per descrivere il folle episodio senza ricercarne le origini, ma in Europa è aumentato, forse perché dominati dalla crisi economica più intensa, il numero dei suicidi . La depressione, primo disordine funzionale della persona e seconda nel mondo su quanto dispone l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Italia aumenta, assieme ad altre patologie tipo l’ansia, il panico, lo stress, consumo di alcool, droghe, altre sostanze ed ora anche il gioco d’azzardo. Negli ambulatori medici, a sentire il mondo scientifico, si riscontrano più utenti di portatori di disordini di vario genere, soprattutto psichici.

D. Questa situazione davvero allarmante comporta richieste di medicine antidepressive ed antipsicotiche ?

R. Forse, bisognerebbe chiedere alla Organizzazione delle Farmacie, comunque le statistiche in tal senso, da riscontri, non troppi medicinali, ma richieste psicologiche in quei scarsi Centri di Salute Mentale e di attività riabilitative in collaborazione e con l’aiuto della cooperazione sociale là dove esiste.

D. Ma le risorse vi sono per garantire queste strutture e per curare i sofferenti di disordini psichici ?

R. Con lo spending review in Italia le risorse sono scarse o quasi nulle per la salute mentale, considerato solo il 3,4% del budget totale dedicato alla sanità è utilizzato per la cura dei disturbi mentali, mentre in Tanzania è del 7%, per il 10% in Australia e circa il 12% in Inghilterra, mentre nell’area dei 27 Paesi Europei è intorno al 5%. Da questi dati statistici si desume un grande squilibrio tra necessità urgenti e risposte che devono far riflettere la Sanità Italiana e la res pubblica molto arida e disinteressata alle necessità di risorse per nuovi e migliori Servizi dopo il fallimento del modello manicomiale. Ricordo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità quantifica in 450 milioni le persone al mondo che soffrono di disordini mentali, richiamando quei dati diffusi dal Censis secondo cui il 20% della popolazione italiana accusa disturbi psichici, il 4% disturbi mentali, il 16% varie forme di disagio mentale, il 30% assume psicofarmaci ed il 15% delle famiglie sono colpite nei loro familiari da disturbi neuropsichiatrici. Per l’ISTAT il 55% degli uomini e il 25% delle donne sono colpiti da disturbi psichici. Quello che posso augurare che il prossimo Governo, se si farà, si ripresa la discussione sui provvedimenti in favore del disagio mentale considerata la carenza di una legge-quadro sulla tematica più e più volte “suggerita” da me alle Istituzioni con Petizioni nei Consessi Parlamentari.

D. Quali sono le urgenze e se esistono quali le priorità ora che siamo vicini alle elezioni politiche.

R. Abbiamo bisogno che la politica metta prioritaria la salute mentale dei circa 10 milioni di sofferenti ed una riforma dell’assistenza sanitaria – legislativa e dopo la pianificazione del Servizi e di garantire in tutte le Regioni un livello omogeneo di residenzialità e domiciliarità attraverso una razionalizzazione delle risorse ed una revisione delle modalità e dei contenuti, soprattutto garantire, per quanto possibile, alle persone non autosufficienti o meno di rimanere nel proprio contesto di vita. La crisi non è solo economica e strutturale, è anche una crisi di fiducia e di rappresentanza che richiede una risposta straordinaria ed un credibile impegno individuale e collettivo, assieme all’alto senso di responsabilità che si richiede alle nuove leve componenti i Consessi Legislativi che usciranno dalle urne e per il bene comune.

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