GLI EROI DI ALEPPO

 Da Aleppo, “città martire siriana”, in preda ai combattimenti tra esercito regolare e milizie ribelli, si leva la testimonianza della Chiesa locale. Denunciato anche l’arruolamento, nelle milizie mercenarie, di bambini-soldato.

S.I.R. 22 Gennaio 2013
“La situazione è drammatica. Sentiamo spari e scontri a fuoco a circa trecento metri dalla nostra abitazione che pure, non molto tempo fa, è stata colpita due volte, subendo anche irruzione da parte dei miliziani ribelli. Difficile se non impossibile muoversi. È una cosa terribile. Nella città scarseggiano acqua, cibo, elettricità, combustibile per riscaldamento, moltissime famiglie sono in grave difficoltà e cerchiamo di fare il possibile per alleviare le loro sofferenze”. 

Locomotiva ferma. Un tempo locomotiva industriale che trainava l’economia siriana, oggi la città, la seconda del Paese ma la più densamente popolata, a causa degli scontri si è fermata. Le fabbriche sono ferme, riferisce al Sir la fonte che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza, “almeno 1.300 sono cadute nelle mani dei ribelli e sono state smantellate; i pezzi delle macchine manifatturiere rivenduti fuori dei confini, in Turchia”. Nei locali vuoti hanno trovato riparo famiglie e persone che si sono viste distruggere le case dai violenti scontri. La disoccupazione è ormai altissima e a pesare sulla ripresa sono la mancanza di rifornimenti e di energia elettrica.

Popolazione allo stremo. “Nella parte antica della città dove abbiamo la residenza – riferisce al Sir la fonte -, si combatte continuamente. La zona orientale della città è in mano ai ribelli mentre quella occidentale, dove vivono adesso la maggior parte dei cristiani, è controllata dall’esercito. I nostri sacerdoti, eccetto uno ferito e ricoverato in Libano, sono qui e cercano di dare assistenza ai nostri fedeli. Stiamo facendo molti sforzi in questa direzione e abbiamo l’aiuto di alcuni laici”.

Compatibilmente con le condizioni di sicurezza, continua la fonte della Chiesa di Aleppo, “abbiamo organizzato dei piccoli centri di distribuzione di viveri; a coloro che hanno perso il lavoro, sono molti, cerchiamo di dare anche un po’ di denaro, a cadenza mensile, per tirare avanti. Assistiamo diverse centinaia di persone, circa 250 famiglie”. “Purtroppo, questa campagna di aiuto sta per terminare e se non si trovano presto nuovi benefattori e organismi, come Caritas e Croce Rossa, che ci possano sostenere, saremo costretti a fermarci”.

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