Gli svarioni di «Repubblica»

Pensavo che fosse finito il tempo in cui i figli erano invitati a denunciare i genitori, e gli alunni i maestri! Anche il comunismo avrebbe dovuto fare il suo tempo, e la delazione affidata ai più piccoli dovrebbe essere oramai un lontano ricordo. Purtroppo però non è così: me ne sono accorto leggendo in internet l’articolo di Repubblica che dà notizia di quanto accaduto a Segrate (Mi) qualche giorno fa.
Si dà il caso che, nella Parrocchia citata, io ci sia stato come sacerdote per più di dieci anni, e quindi che conosca ciò di cui si parla.
Ma non è su quello che intendo esprimermi. Lì si racconta di una catechista che avrebbe espresso ai ragazzi che si preparano alla Cresima (ragazzi – sia ben chiaro – di terza media) un giudizio sui comportamenti omosessuali, secondo quanto indicato dalla Chiesa (basterebbe un’occhiata a San Paolo e al catechismo della Chiesa cattolica, oltre ai recenti pronunciamenti del magistero, per capire come non si tratti di “opinioni personali” ma di “dottrina”). Conoscendo la catechista (che stimo per la sua umanità e per il bene che so che vuole ai ragazzi) le ho telefonato per capire che cosa fosse successo realmente. Non vi dico il mio stupore quando ho appreso che lei, della notizia apparsa sui giornali, non ne sapeva nulla.
Ho pensato a quanto accaduto, e ho capito alcune cose.

  • Ho capito che il giornalista non sa fare bene il suo mestiere: ha intervistato il sindaco, il sacerdote dell’oratorio, ha cercato su Facebook… ma non ha parlato con la diretta interessata.
  • Ho capito che notizie vanno di moda ora. A favore di chi e contro chi.
  • Ho capito che i ragazzi sono diventati e usati come spie, come delatori, e che il rapporto educativo ha perso di significato.
  • Ho capito che i sacerdoti (almeno alcuni – stando all’articolista) non hanno il coraggio di difendere i propri collaboratori, né la dottrina.
  • Ho capito che si vorrebbe come misura della ortodossia il politically correct, il sentire comune (o meglio, quello imposto da certi mass-media) e non la tradizione della Chiesa (N.B.: rigorosamente della Chiesa cattolica, perché se un buddista o un mussulmano insegnasse ai suoi adepti le proprie convinzioni, guai a chi si permettesse di criticarlo).
  • Ho capito che tra gli uomini è inutile parlare e confrontarsi. Basta postare su Facebook, così gli “amici” sapranno…

Scusate, ma ho capito anche che chi vuole vivere in un mondo dove ci si stima, ci si rispetta, ci si ascolta e ci si può anche correggere avrà molti ostacoli e rischierà di essere lasciato solo!
E allora diamoci da fare per combattere una buona battaglia. Ce n’é un gran bisogno. E fuori dai piedi questi uomini che invece che comunicare indottrinano la gente, accusando chi gratuitamente si mette a disposizione dei giovani, di faziosità e di strumentalizzazione!

Fonte: Gli svarioni di «Repubblica».

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.