Hindù: nelle scuole cattoliche vietato il Natale – Gli occhi della guerra

Il Natale spaventa gli estremisti Hindu. Negli stati dell’Uttar Pradesh  e del Madhya Pradesh si moltiplicano le persecuzioni a danno delle minoranze religiose, in questo periodo natalizio ad essere colpiti sono soprattutto i cristiani locali.

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Pochi giorni fa il gruppo nazionalista Hindu Jagran Manch (il risveglio Hindu)  ha trasmesso un comunicato in cui vengono minacciati alcuni istituti cattolici della città di Aligarh, colpevoli di aver organizzato il tradizionale scambio di doni delle festività natalizie. La “colpa” dei cristiani secondo l’HJM è stata quella di coinvolgere nello scambio di doni anche i bambini induisti. “Non celebrate il Natale nelle scuole, perché esso è un passo verso le conversioni forzate” sentenzia il movimento legato al partito del BJP del premier Narendra Modi. I giocattoli infatti potrebbero indurre i bambini a convertirsi al cristianesimo. Il gruppo promette di dare vita a manifestazioni anche violente davanti alle scuole che dovessero contravvenire agli ordini.

Non si tratta di una minaccia da prendere sottogamba. Il movimento estremista è una costola delle brigate giovanili hindu fondate nel 2002 dal santone Yogi Adityanath, che dal Marzo di quest’anno governa proprio lo stato dell’Uttar Pradesh. La campagna elettorale che lo ha visto trionfare in quasi tutti i collegi è stata contraddistinta da parole durissime nei confronti dei musulmani e dei cristiani e per le critiche aspre verso la figura di Madre Teresa di Calcutta. Numerosissimi sono stati da allora gli episodi di violenza. Lo stesso Adityanath prima del Natale del 2014 avvertì i cristiani di “non festeggiare il natale fuori dagli edifici religiosi”.

Divenuto governatore ha lanciato una campagna di sensibilizzazione, finanziata coi soldi pubblici, chiamata Ghar Wapsi (“ritorno a casa”). Gli estremisti indù credono che ogni indiano fosse originariamente hindu, e che abbia o “deviato” o sia stato costretto ad abbracciare religioni monoteistiche come l’Islam o il Cristianesimo. Questo gregge disperso ora ha bisogno di essere riportato all’induismo, attraverso un ghar wapsi o un ritorno a casa, e vari gruppi indù hanno organizzato eventi di massa. Una di queste cerimonie del “ritorno” doveva essere organizzata proprio nella città ad Aligarh il giorno di Natale del 2014, ed è stato cancellato solo dopo la protesta dei cristiani locali. Queste nuove minacce contro i regali di Natale sembrano quindi una vendetta contro la comunità cristiana.

L’assurdo divieto di distribuire doni segue soltanto di pochi giorni quanto avvenuto nel vicino stato del Madhya Pradesh. A una trentina di seminaristi è stato impedito di recarsi in un villaggio vicino alla città di Satna per una serata di canti natalizi. Una delle loro auto è stata addirittura data alle fiamme da militanti hindu,  soltanto l’intervento della polizia ha impedito che la situazione degenerasse in un vero e proprio linciaggio. Una volta scortati all’interno della caserma la folla inferocita non ha permesso ai seminaristi di uscire se non dopo diverse ore.

Sono moltissimi gli episodi di violenza contro la comunità cristiana in India. Secondo Open Doors, un ente di beneficenza globale che monitora il trattamento dei cristiani in tutto il mondo, nei primi sei mesi del 2017, ci sono stati “410 episodi di attacchi ai cristiani indiani, quasi la totalità degli attacchi avvenuti nell’intero 2016 ( 441).”

Un rapporto del britannico The Guardian del gennaio 2017 ha detto che l’India è entrata di diritto in un elenco di paesi in cui la pratica della fede in Gesù è ad alto rischio. L’India è salita al quindicesimo posto della lista nera del 2017, in aumento rispetto al trentunesimo posto riservatole nel 2013. Praticamente poco sotto lo Yemen e l’Iraq.

Si tratta di una persecuzione che, rileggendo certe dichiarazioni fatte in passato da alcuni politici indiani, ha tutta l’aria di essere stata pianificata. Non più tardi del 2014 il responsabile del Bharatya Janata Party (BJP) aveva infatti dichiarato: “Il nostro obiettivo è rendere l’India una Rashtra (nazione) Hindu entro il 2021. Musulmani e cristiani non hanno alcun diritto di rimanere qui. Così dovranno convertirsi all’induismo o li costringeremo a scappare da qui. ” Ad Aprile del 2017, la polizia ha interrotto un incontro di preghiera in una chiesa, cui partecipavano oltre 150 persone, tra cui 11 turisti americani, dopo che l’Hindu Yuva Vahini (un altro dei tanti movimenti nazionalisti) si è lamentata del fatto che “l’evento era una copertura per la conversione religiosa”. Testimoni raccontano che i nazionalisti hanno insultato, intimidito e provocato i cristiani, nonostante poi la polizia abbia appurato la falsità delle accuse contestate. “Sono arrivati la mattina presto, chiedendo di poter visitare la struttura per il suo valore storico. Come avremmo potuto impedirglielo? La chiesa è aperta a tutti e tutti sono benvenuti in qualsiasi momento. In seguito, non appena è iniziata la messa, il gruppo con le bandane color zafferano (copricapo tipico dei nazionalisti) è tornato con agenti al seguito. I poliziotti hanno bloccato subito la funzione e chiesto a ognuno di noi di uscire dall’edificio”. Il 10 Dicembre è stata la volta dei cristiani pentecostali. Quattro fedeli, tra cui un pastore protestante sono stati arrestati e sono tutt’ora detenuti per aver pregato durante una funzione religiosa. Il Madhya Pradesh è uno dei sei stati dell’India dove vige la “legge anticonversione” che punisce chiunque tenti di convertire gli Hindu al cristianesimo. Il provvedimento, in vigore già dal 1968, dovrebbe teoricamente punire chiunque tenti di convertire contramite “forza, allettamento, incentivo o frode”. Tuttavia questi termini non sono specificati espressamente e tutto viene lasciato all’interpretazione delle autorità, spesso conniventi coi paramilitari estremisti. Così, mentre i missionari cristiani sono arrestati e trattenuti per ragioni nientaffatto motivate, i fautori del ghar wapsi – dove i convertiti sono offerti lucrativi incentivi al matrimonio o che scelgono la propria casta – sembrano non avere nulla da temere.


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Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), ha denunciato ad AsiaNews l’illegalità dell’arresto avvenuto il 10 dicembre e lamenta: “i cristiani sono sempre più intimiditi e molestati. Tra di loro c’è una palpabile paura, soprattutto durante questo periodo di Avvento, dove nelle piccole chiese avvengono servizi di preghiera e funzioni in preparazione alla nascita del Nostro Signore Gesù Cristo”.

Anche gli induisti che tentano di prendere le difese dei cristiani sono oggetto di minacce e insulti. È successo Martedì scorso (12 Dicembre) alla moglie del presidente della regione centrale del Maharashtra, Amruta Fadnavis. Su Twitter è stata ricoperta di ogni tipo di insulto per aver pubblicizzato un’iniziativa solidale a favore dei bambini più poveri di Mumbai. Peccato che il nome dell’iniziativa fosse “Be Santa”, chiaro riferimento a Babbo Natale e quindi alla festività cristiana.

L’India è uno degli stati più popolosi al mondo e tradizionalmente complicatissimo da governare, per questo il governo centrale non può essere ritenuto responsabile per tutto ciò che va storto nel paese; ma il legame tra l’ascesa al potere del BJP di Modi e l’aumento esponenziale delle violenze anti-cristiane è davvero difficile da ignorare.

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