I diritti dei figli non sono negoziabili

Parliamo di matrimoni gay, di scelte personali e fatti naturali

Sulla Lettura del Corriere della Sera, Pierluigi Battista chiede come mai “le unioni tra persone dello stesso sesso e il matrimonio tra omosessuali non dovrebbero entrare nel campo della ‘negoziabilità’ politica”, visto che il “ricorso all’argomento ‘natura’, in questo caso, è veramente fuori luogo”, e visto che le unioni tra gay attengono a “diritti delle minoranze che non ledono minimamente l’integrità dei matrimoni eterosessuali maggioritari”. A parte che, se davvero fosse così, sarebbe negoziabile anche l’idea di nozze tra fratelli o tra genitori e figli, o tra più di due persone, come sogna il filosofo economista Attali (perché no, se vale solo la volontà di adulti liberi e consenzienti?), l’obiezione principale alla considerazione di Battista arriva dall’osservazione dei fatti. Se le unioni e/o i matrimoni gay riguardassero semplici diritti regolabili creativamente per contratto tra le persone, la soluzione potrebbe essere trovata dai notai e non negli uffici dello stato civile.

Ma non è così, e lo dimostra il caso sul quale, proprio oggi, la Grande Chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo di Starsburgo è chiamata a decidere, e che contrappone una coppia di donne austriache al loro paese. Una delle due, che ha un figlio nato da un precedente legame con un uomo, dal 2007 chiede che la propria compagna, che vive con lei, possa adottarlo. Il padre del bambino si oppone: è un genitore presente, mantiene il figlio, lo vede regolarmente e il figlio porta il suo cognome. Le due donne ritengono tuttavia lesiva della loro vita famigliare l’impossibilità, per la compagna della madre del bambino, di adottarlo alla pari, come potrebbe succedere in una coppia eterosessuale. La legge austriaca, in realtà, prevede la perdita di potestà e la successiva adozione da parte del nuovo partner dell’altro genitore (regola valida per le coppie formate da un uomo e una donna: non per discriminare i gay, ma perché solo un uomo e una donna possono avere un figlio. La natura ogni tanto conta ancora) solo se c’è accordo di tutti i soggetti o se il genitore che si vuole escludere si è macchiato di gravi colpe o di abbandono. Nulla di tutto ciò accade nel caso pendente a Strasburgo. Il bambino vive con sua madre e, come tanti figli di separati, continua a vedere suo padre. I tribunali austriaci hanno sempre respinto la richiesta delle due donne perché il bambino, che ha già padre e madre, non è adottabile da altri. Anche la Corte dei diritti dell’uomo, in un primo giudizio, ha riconosciuto come legittimo il rifiuto di creare volontariamente situazioni “che non corrispondono alla realtà naturale”, per esempio rompendo artificiosamente il legame tra un figlio e suo padre. Vedremo se Strasburgo riterrà ancora degno di tutela, nell’ambito dei diritti dell’uomo, quel richiamo (incredibile?) alla natura.

Fonte: I diritti dei figli non sono negoziabili – [ Il Foglio.it › La giornata ].

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