I missionari di Parigi per le vocazioni | ARMAGHEDDO

In Italia, è una constatazione comune, le vocazioni per la missione alle genti sono drasticamente diminuite egli ultimi vent’anni e ormai ridotte quasi a zero. Quando nel 1995 ho iniziato ad insegnare nel seminario di filosofia e dell’anno di formazione del Pime, a Roma c’erano 21 alunni, di cui 15 italiani e sei stranieri. Quando ho smesso nel 2009, gli italiani erano tre, gli stranieri 12. A padre Alberto Caccaro, da 11 anni missionario in Cambogia (dopo 5 in Italia come animatore vocazionale) e oggi direttore del Centro missionario Pime di Via Mosè Bianchi a Milano, chiedo perchè, secondo lui, in Italia ci sono poche vocazioni missionarie. E’ stato da poco a Parigi in visita all’Istituto missionario MEP (Missione Etragères de Paris), che ha fondato la Chiesa in Cambogia. Personalmente ho conosciuto bene i MEP a Parigi e nelle missioni dell’Asia. Nel 2003 ho consultato a Singapore il loro Annuario ed erano 228 tutti di nazionalità francese, mentre quando andavo in Vietnam quarant’anni fa erano più di 700.

“Oggi, dice padre Alberto, hanno 28 seminaristi di teologia a Parigi tutti francesi.

Hanno aperto le porte delle missioni a tutti quelli che vogliono fare un’esperienza di un anno o due nelle missioni. Specialmente i giovani che hanno una qualche intenzione di diventare missionari, ma anche tutti gli altri, anche coppie sposate. Io ospitato una coppia sposata per un anno e adesso rimangono un altro anno; prima avevo ospitato alcuni giovani tutti sotto i 24 anni. A questi giovani il Mep fa la proposta precisa di diventare missionari. I superiori dell’Istituto seguono e visitano questi volontari laici nelle missioni. Li mandano anche dove non ci sono i Mep, come in Vietnam, dove attualmente ne hanno 24 sempre in parrocchie e con preti locali. A Parigi i MEP hanno un grande istituto, luogo molto aperto e fucina di attività missionarie. Ospitano decine di sacerdoti che vengono dalle missioni, specie dalle chiese dell’Asia, per studiare a Parigi. Quindi hanno tanti contatti con le giovani Chiese nelle quali hanno lavorato e possono mandare i loro volontari, oltre che con i loro missionari, anche con questi preti amici.

“La legge francese, continua padre Alberto, favorisce queste esperienze all’estero, copre le spese previdenziali e al rientro i giovani ricevono aiuti per riprendere il lavoro; anche per chi studia, un anno o due all’estero come volontari, da diritto a crediti formativi per gli studi e accredita per la futura carriera scolastica.

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