I paletti divelti dalla fecondazione artificiale | CR – Agenzia di informazione settimanale

(di Tommaso Scandroglio) Come è noto la Corte Costituzionale il 9 aprile scorso ha aperto le porte alla fecondazione eterologa. All’indomani della sentenza della Consulta molte voci – anche provenienti da area “cattolica” – si sono levate per chiedere che il Parlamento legiferasse in materia al fine di porre dei paletti a questa pratica.

Il 2 luglio scorso il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rispondendo ad un question time alla Camera, ha annunciato che entro la fine del mese saranno pronte delle linee guida per disciplinare la pratica della fecondazione artificiale eterologa.

Passano cinque giorni e in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” il ministro ha modo di specificare meglio quali saranno i limiti previsti dalle linee guida. La donazione dei gameti potrà essere solo gratuita. Ci sarà un limite massimo di donazioni che un soggetto potrà effettuare: «tra cinque e dieci è un’ipotesi» spiega la Lorenzin. Non si potranno scegliere i donatori, quindi niente cataloghi on line per decidere, in base alle caratteristiche del donatore, di quale colore dovranno essere i capelli e gli occhi del futuro figlio. Ci sarà la possibilità di effettuare la doppia eterologa: cioè avere un bambino nato da gameti provenienti entrambi da soggetti esterni alla coppia.

E in merito all’anonimato del donatore? Nelle prime righe dell’intervista la Lorenzin è tetragona sul punto: «Resta fermo il principio dell’anonimato», ma poco dopo già ammorbidisce la propria posizione affermando che le «legislazioni straniere tendono sempre più a garantire il diritto a conoscere la propria identità e il diritto all’anonimato dei donatori è caduto in diversi Paesi». Il ministro poi aggiunge che «dal parlamento bisognerà passare per recepire le direttive europee», dato che le linee guida non possono disciplinare compiutamente la materia.

Qualche riflessione a margine di questa intervista. In primo luogo a leggere le future disposizioni in materia di eterologa pare che si stia parlando di merce che si possa ordinare per posta con conseguente reificazione del nascituro che potrà avere dai tre ai quattro genitori e reificazione della madre genetica la quale potrà essere la produttrice di ovociti da cui nasceranno fino a dieci suoi figli.

In secondo luogo le indicazioni offerte dalla Lorenzin sembrano tanto regolette di buona creanza, di etichetta, ma a rigor di diritto perché ad esempio vietare di scegliere il donatore? Perché limitare il numero di donazioni? Se la Consulta ha deciso che l’eterologa è un diritto perché limitare questo diritto?

In terzo luogo viene da domandarsi: dopo che saranno emanate queste linee guida coloro che anche in casa cattolica chiedevano norme per arginare il male provocato dalla decisione della Consulta saranno soddisfatti?

In realtà nella posizione di costoro ci sono almeno tre handicap di carattere morale e strategico.
Il primo: mai si può appoggiare una norma intrinsecamente malvagia seppur questa norma verrà votata al fine di limitare un male preesistente. L’eterologa, come l’omologa, è una pratica intrinsecamente iniqua. Una legge o una normativa come le linee guida che legittimano il male sono anch’esse malvagie. Come insegna l’abc della morale, mai si può compiere il male anche per un fine buono, come quello di voler delimitare le possibilità di effettuare la pratica dell’eterologa.

Secondo handicap: i sostenitori del “male minore” non contrastano culturalmente la sentenza della Consulta ma si allineano ad essa e quindi la favoriscono. I giudici della Corte Costituzionale hanno infatti detto “Sì” all’eterologa e i fautori della legge sull’eterologa dicono anch’essi “Sì” a questa pratica. Anzi la rivestono dei panni della qualificazione normativa e così la formalizzano e la legittimano ancor di più di quanto non avesse già fatto la Consulta.

Terzo handicap: ma la lunga storia delle leggi sui temi attinenti ai principi non negoziabili non ha ampiamente insegnato che i paletti sono fatti per essere divelti? Abbiamo avuto la legge sul divorzio e la durata tra separazione e divorzio negli anni si è sempre più accorciata (dai 5 anni iniziali ai 3) fino ad arrivare oggi al divorzio breve, quasi espresso.

L’aborto per legge una volta era solo chirurgico, oggi è diventato masticabile e deglutibile grazie ad una serie di pilloline di facile reperimento. Per non parlare proprio della fecondazione artificiale dove i numerosi paletti previsti dalla legge 40 sono caduti pressoché tutti. Per evitare la diffusione della pianta del male occorre estirparla in radice e non accontentarsi di sfrondarne i rami più alti. (Tommaso Scandroglio)

Fonte: I paletti divelti dalla fecondazione artificiale | CR – Agenzia di informazione settimanale.

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