I passi violenti dell’Antico Testamento e le furberie laiciste

L’anti-cristianesimo (o laicismo) non ha mai avuto la forza sufficiente per porsi in modo positivo, con argomenti ragionevoli, per sopravvivere ha sempre dovuto contrapporsi al Cristianesimo in modo reattivo, quasi sempre proponendo falsità per screditare quel che considera il suo “nemico”. Significativa, a questo proposito, la  riflessione di un militante laicista: «ci vogliono slogan che puntino a destabilizzare la fede dei credenti, a farla crollare dalle fondamenta». 

Uno di questi “slogan” è quello di estrapolare piccoli brani dell’Antico Testamento nel tentativo di mostrare ai più sprovveduti quanto presente sia l’odio, la violenza e la guerra nella mente del Dio ebreo-cristiano: dopo aver copiato&incollato il solito elenco riciclato, solitamente è stato insegnato a concludere con la frase: «Se dovessi convincere qualcuno a diventare ateo gli direi di leggere la Bibbia» (Odifreddi, “Perché Dio non esiste”, Aliberti 2010, pag. 49). Innanzitutto, bisogna premettere che il cattolicesimo non è una cosiddetta “religione del Libro”, ovvero «cuore della fede non è il Nuovo Testamento [tanto meno l’Antico, Nda], del quale la Chiesa nascente ha potuto fare a meno a lungo, aspettando secoli prima di fissare la “lista” ufficiale dei libri, ma è l’Eucarestia» (V. Messori, “Qualche ragione per credere”, Ares 2008, pag. 78). L’essenziale per un cattolico, cioè, è la Persona stessa del Cristo, prima ancora che le sue parole (“Quid est veritas? Est vir qui adest”).

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