I vescovi africani diffidano dai costumi sessuali radicali dell’Occidente| Fondazione Novae Terrae

In occasione del Sinodo Straordinario dei Vescovi sulla famiglia a Roma, i vescovi africani si sono lamentati dell’influenza dei costumi sessuali radicali imposti dall’Occidente all’Africa.
L’arcivescovo nigeriano Ignatius Kaigama ha detto all’assemblea: “Ci stiamo confrontando con alcune questioni, spesso alquanto sconcertanti. Di recente abbiamo tenuto una conferenza sulle questioni pro-vita, durante la quale è stato affermato con chiarezza che la vita è sacra, il matrimonio è sacro e la famiglia ha dignità”.

“Ci sono organizzazioni internazionali, Paesi e gruppi che vogliono indurci a deviare dalle nostre abitudini culturali, dalle tradizioni e persino dalle credenze religiose. Solo perché pensano che le loro convinzioni debbano essere anche le nostre convinzioni. Le loro opinioni e la loro concezione della vita debbano essere anche le nostre. Ma noi rispondiamo: no, siamo persone mature.”
Sebbene le preoccupazioni degli arcivescovi non siano state inserite nel documento, essi hanno comunque evidenziato una delle divisioni centrali non solo tra i Paesi occidentali e l’Africa, ma all’interno della Chiesa Cattolica.

Il documento redatto dal Sinodo pubblicato lunedì 13 ottobre comprende molte preoccupazioni degli occidentali liberali e non molte di coloro che provengono dai Paesi in via di sviluppo, che rappresentano la maggior parte dei componenti della Chiesa Cattolica.
Il documento avrebbe dovuto rappresentare il confronto tra 180 vescovi provenienti da tutto il mondo e avrebbe dovuto essere il punto di inizio per negoziazioni future.
41 vescovi, circa un quarto del totale, hanno subito reclamato che il documento non corrispondeva ai desideri o alle conversazioni avvenute nella settimana precedente.
Il documento afferma che le persone con orientamento omosessuale hanno doni dai quali la Chiesa può trarre beneficio, che la Chiesa deve riconoscere cosa è buono nelle relazioni tra omosessuali e persino cosa è buono nelle coppie che convivono senza sposarsi. Il documento afferma inoltre che le persone divorziate e risposate civilmente potrebbero ricevere il sacramento della comunione.

Il documento è stato letto dai vescovi il 13 ottobre poco prima della comunicazione alla sala stampa della Santa Sede e ha portato immediatamente alle proteste di 41 vescovi, tra i quali prelati molto influenti, come il cardinale Raymond Burke della corte suprema del Vaticano, il cardinale Timothy Dolan di New York, il cardinale George Pell dell’Australia, il cardinale Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, uno degli organismi più importanti del Vaticano.
Il giorno successivo, nel briefing quotidiano in Vaticano, il cardinale Wilfred Napier del Sudafrica ha affermato che il documento in questione non riflette il confronto tra i vescovi e che sarebbe stato modificato nei giorni successivi.

Il cardinale Napier è sembrato così allarmato da aver spinto il cardinale Burke a chiedere l’intervento diretto di Papa Francesco, che ha partecipato a tutti gli incontri della settimana, ma solo ascoltando.
Il documento è stato consegnato a gruppi più piccoli di vescovi divisi per lingua e revisionato e presentato alla fine della settimana.
Probabilmente le questioni sollevate dai 36 prelati africani non verranno inserite. Si dice che la conferenza dei vescovi tedeschi sia il gruppo più influente del Sinodo. La Chiesa tedesca è tra le più ricche del mondo grazie alla tassazione diretta di tutti i cittadini a sostegno della Chiesa.

C-FAM (Center for Family and Human Rights)

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