Ideologia gender: questa sera si recita a soggetto

Due fatti di cronaca, apparentemente diversi ma in realtà legati profondamente.

Una donna lesbica partorisce a Padova: per quella gravidanza aveva fatto ricorso alla fecondazione eterologa (naturalmente all’estero, perché in Italia la Legge 40 la vieta). La sua compagna arriva in ospedale, e chiede il braccialetto che normalmente viene consegnato ai padri. Il primario acconsente e le consegna il braccialetto, sul quale la scritta “padre” è sostituita da un più neutro “partner”. Perché da adesso in poi le due donne faranno da genitori a quella bambina.

Secondo fatto di cronaca: due coniugi romani ricorrono alla fecondazione eterologa. Vanno a Barcellona e “ordinano” un embrione; né il seme maschile né l’ovulo provengono dai due futuri genitori, entrambi sterili. Nell’attesa di essere chiamati dalla clinica, si separano: ma la moglie parte lo stesso per Barcellona, da sola, determinata ad avere comunque questo bambino. Nonostante lui avesse dichiarato di non volerne più sapere di quella gravidanza, di quel bambino che geneticamente non è  suo, lei lo dà alla luce e gli dà il cognome dell’ex marito. Lui si rivolge alla magistratura che gli dà torto, sia in primo grado che in appello: anche se i due sono separati, il bimbo è comunque figlio di entrambi perché, leggiamo nelle motivazioni della sentenza, “l’inseminazione artificiale è frutto del consenso delle parti“.

Questi due episodi hanno in sé qualcosa che definirei teatrale. Avete mai assistito alla pièce di Pirandello “Questa sera si recita a soggetto”? Nella rappresentazione realtà e finzione si sovrappongono, il regista è un attore e gli attori pretendono di scrivere la trama. Gli spettatori sono disorientati, non capiscono se l’uomo che si è alzato dal suo posto in platea e che sta gridando verso gli attori è un attore o davvero uno spettatore, se il regista sul palcoscenico è il vero regista o un attore che impersona il regista. Non è chiaro fino a dove arriva la finzione e dove al contrario si sta assistendo a scene di vita reale.

Il mondo che ci circonda, grazie all’ideologia gender, si sta trasformando in un grande teatro pirandelliano. Perché in queste vicende che vi ho raccontato è chiaro che tutto è finzione. Come nel teatro dello scrittore siciliano, chi assiste allo spettacolo fa fatica a capire dove è la recitazione e dove è la vita reale. I protagonisti si attribuiscono dei ruoli e li attribuiscono agli altri attori: madre, padre, genitore. Ma nella realtà non è così. Chi ha dato il proprio contributo a quelle gravidanze  donando seme maschile o ovociti resta fuori dalla scena, dietro le quinte, non ha alcun diritto a comparire nel cartellone. Se provasse ad irrompere sul palcoscenico, verrebbe probabilmente espulso. I veri protagonisti, coloro che hanno le luci della ribalta mediatica, si sono dati dei ruoli e recitano la loro parte: la donna omosessuale di Padova pretende di fare il genitore di quella bambina, e il primario dell’ospedale asseconda la sua recitazione; la donna romana va a Barcellona a prendere un embrione di cui ha deciso di essere madre e ha dato al suo ex marito il ruolo di padre di quel bambino. L’ex marito, dopo avere inizialmente accettato di recitare quella parte, si è poi tirato indietro, ma il giudice gli ha imposto di rispettare il copione.  Show must go on.

L’ideologia del gender e la fecondazione artificiale eterologa permettono la messa in scena di questo dramma pirandelliano. L’ha spiegato molto bene Assuntina Morresi al convegno che si è tenuto a Milano lo scorso 5 ottobre (sul nostro sito trovate il video degli interventi): oggi possiamo fingere una genitorialità “gender neutra”. La medesima tecnica ha permesso alla donna di Padova di dichiarare che l’altro genitore della sua bambina è una donna, e alla donna di Roma di dichiarare che l’altro genitore è un uomo. Quando in realtà nessuno dei due ha nulla in comune, geneticamente, con quel bambino. Abbiamo sempre detto che la differenza tra le relazioni omosessuali ed eterosessuali consiste principalmente nel fatto che da una relazione omosessuale non può derivare una genitorialità: ma con le tecniche di fecondazione assistita la differenza rimane dietro le quinte, viene nascosta dalla scenografia che è stata realizzata con accurata perizia mediatica. Ciò che conta sono i ruoli che vengono attribuiti.

Ma noi sappiamo bene che è tutto una finzione, una menzogna. Nostro compito è dimostrarlo, gridarlo, ritornare al reale. Al servizio della verità, della civiltà. Soprattutto, nell’interesse dei bambini.

Fonte: Ideologia gender: questa sera si recita a soggetto.

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