Iene e sciacalli, i professionisti dell’anti-pedofilia

di Massimo Introvigne – 17-03-2013

Qualche giorno fa su queste colonne ho proposto qualche verità non politicamente corretta sulll’associazione americana SNAP (Survivors Network of Those Abused by Priests, «Rete di Sopravvissuti Abusati da Preti»), un gruppo di «professionisti dell’anti-pedofilia» che prendono spunto dalla tragedia dei preti pedofili per attaccare sistematicamente la Chiesa Cattolica e la sua gerarchia, prendendo di mira soprattutto i cardinali statunitensi. L’articolo ha avuto notevole eco, non solo in Italia, dopo che lo SNAP aveva avuto il suo quarto d’ora di notorietà internazionale diffondendo un elenco di dodici cardinali insieme papabili e, secondo l’organizzazione, «amici dei pedofili».

Ho usato l’espressione «professionisti dell’anti-pedofilia» nel senso in cui lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia (1921-1989) parlava di «professionisti dell’antimafia». Sciascia, naturalmente, non sosteneva che la mafia non esistesse o non fosse pericolosa. Ma denunciava i «professionisti» che speculavano sulla mafia per ragioni politiche o per farsi pubblicità. Esattamente nello stesso modo, io non sostengo affatto che i preti pedofili non esistano o che non siano pericolosi. Ma penso che i «professionisti dell’anti-pedofilia» speculino su una tragedia reale per ragioni ideologiche e per colpire la Chiesa in genere.

Nei giorni scorsi la trasmissione televisiva «Le Iene» e i giornali del gruppo «Repubblica-L’Espresso» hanno dato ampio spazio, in prossimità del Conclave, alla Rete L’Abuso un piccolo gruppo di «professionisti dell’anti-pedofilia» italiani che vorrebbero rinverdire in Italia i discutibili fasti di SNAP, presentando in particolare una successione di vescovi della Diocesi di Savona – tra cui uno che ora è cardinale, monsignor Domenico Calcagno – come complici dei pedofili. Abbiamo visto inchieste con titoli urlati sul «diavolo a Savona» e richieste al cardinale Calcagno di non partecipare al Conclave. Vale dunque la pena di accendere qualche riflettore anche sulla Rete L’Abuso e sul suo leader, Francesco Zanardi, che ho avuto l’occasione di conoscere personalmente in occasione di trasmissioni televisive.

Come i fondatori dello SNAP, Zanardi è stato vittima di abusi – quando aveva tredici anni – da parte di un sacerdote. Si tratta senza dubbio di una tragedia, per cui Zanardi merita solidarietà. Tuttavia, proprio come nel caso dei dirigenti dello SNAP, l’avere subito abusi da piccolo non dà diritto a dire e scrivere qualunque cosa, a generalizzare, ad attaccare la Chiesa in genere o tutti i preti di un’intera diocesi.

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