Il biotestamento non è per il fine vita, ma per il fine civiltà | Giuliano Guzzo

12 dicembre 2017

Qualcuno mi deve spiegare perché, per sponsorizzare il biotestamento, ora all’esame del Senato, si seguita ad affermare che «serve una legge sul fine vita», pena il mancato riconoscimento del «diritto a morire». «Serve una legge sul fine vita»? E chi lo dice? Nostradamus? Gli italiani senza lavoro? Quelli truffati dalle banche? Lo chiedo perché non vorrei si scambiasse l’agenda dei politici radicali per monito evangelico o, più banalmente, per priorità. E poi, che significa riconoscimento del «diritto a morire»? Esiste forse un dovere di vivere all’infinito?

Certo che no. Esiste, semmai, il rischio di non poter vivere abbastanza, come testimoniano i 45.000 morti all’anno per malasanità (fonte: Associazione Luca Coscioni). Per questo una legge sul biotestamento, che oltretutto trasforma alimentazione e idratazione in terapie rifiutabili, ha ben poco a che vedere col «fine vita», ma molto col fine civiltà. Una società con tassi di natalità cimiteriali, che già non riesce ad assistere degnamente tutti i propri malati e che pensa a come meglio garantire il «diritto a morire», non è infatti una società che vuole poter decidere, ma una che ha già deciso. Purtroppo.

Giuliano Guzzo

*****

«Un passo gigantesco oltre la sociologia» (Tempi)

«Bellissimo libro» (Silvana de Mari, medico e scrittrice)

«Un libro che sfata le mitologie gender» (Radio Vaticana)

«Un’opera di cui ho apprezzato molto l’ironia» (S.E. Mons. Luigi Negri)

«Un lavoro di qualità scientifica eccellente» (Renzo Puccetti, docente di bioetica)

Ordinalo in libreria oppure acquistalo subito su Amazon

Sorgente: Il biotestamento non è per il fine vita, ma per il fine civiltà | Giuliano Guzzo

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa, Principi non negoziabili. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.