Il calvario dei cristiani in Siria – Vatican Insider

La lenta agonia delle comunità cristiane. Il grido di allarme non giunge alla diplomazia mondiale

Marco Tosatti –  Roma

Nei giorni scorsi le agenzie hanno battuto una notizia: l’ultimo cristiano presente nel centro di Homs, città “ripulita” religiosamente dai ribelli islamici, è morto. Elias Mansour, di 84 anni, greco-ortodosso, non aveva voluto abbandonare la sua casa a via Wadi Sayeh perché doveva occuparsi di suo figlio, handicappato. Il quartiere dove abitava era teatro di violenti combattimenti. Un sacerdote ortodosso sta cercando il figlio, di cui si ignora la sorte.
E’ uno dei tanti esempi di vite spezzate da questa guerra “senza volto”, come qualcuno l’ha definita. E che nel racconto di una piccola famiglia cristiana fuggita in Francia : Fadi, Myriam e Teresa, (sono nomi falsi), esprime tutta la sua tremenda durezza. Sono riusciti a lasciare il Paese, e aspettano che venga loro riconosciuto lo status di rifugiati. “Aide a l’Eglise en detresse” in Francia ha raccolto la loro testimonianza. Fadi e la sua famiglia abitavano a Bab Touma (la porta di Tommaso) a Damasco; il principale quartiere cristiano della capitale. Bab Touma è un quartiere protetto dai soldati dell’esercito regolare, ma a dispetto di questo la vita è diventata un inferno. “Davanti alle panetterie c’è la coda dalle 6 del mattino  – raccontano . Una volta non abbiamo avuto pane per tre giorni”.

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