IL CASO/ Quintavalle (Uk): l’aborto “selettivo”? Un alibi in più che aumenta gli omicidi

INT.  Josephine Quintavalle

Con una decisione molto controversa, la Procura generale della Corona Britannica ha stabilito che non si debba procedere nei confronti dei due medici che hanno manifestato la loro disponibilità a praticare l’aborto, dopo che alcune donne avevano spiegato loro che non volevano una figlia femmina. In realtà non si trattava di ragazze incinte ma di giornaliste del Daily Telegraph che hanno ripreso tutto con una telecamera e pubblicato il video online. A suscitare molte polemiche la motivazione fornita al momento della richiesta di praticare l’aborto, la scelta cioè di non avere figlie femmine. Ilsussidiario.net ha intervistato Josephine Quintavalle, fondatrice e direttore del Comment on Reproductive Ethics (Core), un osservatorio sulle tecnologie e l’etica riproduttiva.

Come valuta la decisione della Procura di non aprire un’inchiesta sugli aborti selettivi?

La posizione che noi riteniamo più utile è che questo caso sia discusso di fronte al General Medical Council, l’analogo britannico dell’Ordine dei Medici in Italia. In un caso analogo che si è verificato nel 2010, la dottoressa coinvolta è stata cancellata dall’Ordine dei Medici. Non si è proseguito quindi con un processo penale ma soltanto in ambito deontologico. Essere cancellati dall’ordine dei medici è una sanzione già di per sé molto pesante, e questa possibilità è sempre aperta. Lei ha citato un precedente avvenuto nel 2010.

Ci vuole raccontare che cosa è avvenuto?

Una ragazza in stato di gravidanza avanzata si è presentata da una dottoressa e le ha chiesto di abortire. Per aggirare la legge britannica sull’aborto, la donna è stata mandata in Spagna e qui è stata praticata l’interruzione di gravidanza. A essere violata è stata però anche la legge spagnola, che a sua volta vieta l’aborto per i casi di gravidanza avanzata. Da un punto di vista legale il caso di allora e quello attuale erano simili, e allora come pena è stata inflitta la sospensione della dottoressa dall’ordine dei medici. Il Core, l’osservatorio che dirigo, chiede anche in questo caso che i due medici coinvolti siano espulsi dall’ordine.

Perché non chiedete che si apra invece un’inchiesta penale?

La polemica sul fatto che la Procura inglese abbia deciso di non aprire un’inchiesta su questa vicenda rischia di essere controproducente. Se si calca troppo la mano si finirà per spingere l’opinione pubblica a schierarsi dalla parte dei medici, anche perché quanto compiuto dai giornalisti del Daily Telegraph potrebbe non essere ritenuto del tutto trasparente.

Ritiene che la loro inchiesta abbia comunque il merito di avere mostrato la punta dell’iceberg degli aborti selettivi?

In Inghilterra sappiamo benissimo che nelle comunità immigrate dove per motivi tradizionali si preferisce avere dei figli maschi, è facile che si verifichino degli aborti selettivi. Nel Regno Unito per praticare un aborto basta dichiarare entro i primi mesi che non si riesce a sopportare quella specifica gravidanza, e non è neppure necessario fornire una motivazione. E’ facile quindi verificare con l’ecografia il sesso del bambino e quindi se non corrisponde alle proprie preferenze decidere di abortire. Gli aborti selettivi nel Regno Unito sono già praticati, anche se ufficialmente nessuno scriverà mai sul certificato che l’interruzione di gravidanza era praticata per motivi di genere. Da un punto di vista legale purtroppo non esiste nessun confine tra un aborto selettivo e qualsiasi altra interruzione di gravidanza.

Può spiegarci meglio come funziona la legge britannica?

Ogni anno nel Regno Unito si verificano 200mila aborti, il 98% dei quali è praticato semplicemente perché la donna non vuole un figlio. Sui certificati si usa la formula che la salute psichica della donna non consente di portare a termine la gravidanza. La realtà però è che la legge inglese consente l’aborto per qualsiasi motivo. Gli aborti che si verificano per problemi di salute della madre o perché al bambino sono state diagnosticate gravi malattie rappresentano solo una piccola percentuale.

(Pietro Vernizzi)

Fonte: IL CASO/ Quintavalle (Uk): l’aborto “selettivo”? Un alibi in più che aumenta gli omicidi.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.