Il colonialismo non è responsabile dell’arretratezza del Terzo Mondo né del terrorismo islamico – Parte prima

di Andrea Tedesco

E’ opinione diffusa non solo tra i convinti aderenti all’ideologia della sinistra terzomondista, ma anche all’interno della Chiesa tra coloro più vicini alle posizioni no-global, che il Terzo Mondo sia povero e sottosviluppato a causa dello sfruttamento coloniale da parte dei Paesi occidentali. Le implicazioni di questa radicata convinzione sono della massima importanza per la sopravvivenza della civiltà occidentale di fronte alla minaccia implacabile dell’islam radicale che promana dai paesi islamici perché depongono a favore dell’ipotesi che la Jihad contro l’Occidente sia un fenomeno reattivo e quindi in qualche modo giustificabile.

Infatti, secondo l’ideologia terzomondista, quando i poveri e gli oppressi attuano una qualche forma di ribellione o resistenza violenta contro i ricchi e gli oppressori, stanno in realtà reagendo ad un’ingiustizia, quindi, qualunque ignominia essi commettano è comprensibile ed accettabile, proprio perché, in ultima analisi, in quanto risposta ad una provocazione, è responsabilità dei ricchi e degli oppressori. Questa idea, sebbene affascinante perché sembra fornire un potenziale interruttore per spegnere la violenza islamica, semplicemente ponendo rimedio alle ingiustizie perpetrate, è in realtà estremamente pericolosa e rischia di condurre alla disfatta dell’Occidente disarmandolo di fronte all’attacco islamico. L’Occidente, infatti, persuaso di essere il responsabile della violenza islamica, piuttosto che la vittima, invece di impegnarsi con tutte le sue forze nella lotta “senza quartiere” all’islam, cerca di placare i nemici, deresponsabilizzandoli e tentando in ogni modo di farsi perdonare per le presunte colpe del passato, finendo così per promuovere l’azione degli avversari e alimentarne l’aggressività e la violenza.

E’ possibile testare e confutare la teoria della Jihad reattiva analizzandone le previsioni o le implicazioni e verificandole alla luce dei fatti.

Ho già dedicato alla confutazione di questa ipotesi un precedente articolo dal titolo:”E’ nato prima l’uovo dell’invasione dell’Afghanistan o la gallina del terrorismo islamico?”,

(http://www.ioamolitalia.it/blogs/verita-e-libeta/%E2%80%9Ce%E2%80%99-nato-prima-l%E2%80%99uovo-dell%E2%80%99invasione-dell%E2%80%99afghanistan-o-la-gallina-del-terrorismo-islamico%E2%80%9D.html)

in cui il noto paradosso allude alla sequenza cronologica e logica di causa ed effetto applicata alla comprensione della natura del terrorismo islamico e alla sua classificazione di fenomeno aggressivo piuttosto che reattivo.

In questa sede, vorrei però dimostrare l’infondatezza della teoria rimuovendo la premessa della presunta responsabilità occidentale delle condizioni di indigenza e sottosviluppo dei paesi del Terzo Mondo inclusi quelli islamici.

L’analisi storica della distribuzione geografica dello sviluppo economico è una delle chiavi per la comprensione delle ragioni dell’esistenza del Terzo Mondo. E’ possibile riconoscere la presenza di un asse, di una fascia che corre in direzione Ovest-Est definibile con il termine Eurasia lungo il quale nel corso della storia è prevalsa l’apparizione di grandiose civiltà.  Questa regione, paragonabile alla “fascia di abitabilità” dei pianeti intorno alle stelle, come risultato in questo caso della distanza dall’equatore e non da un sole, è caratterizzata da condizioni geografiche, climatiche ed ecologiche favorevoli allo sviluppo della vita evoluta delle fiorenti civiltà. Non è dunque una sorpresa che le grandi civiltà del passato siano nate e si siano sviluppate in particolare intorno al Mediterraneo, perché in questa sezione della fascia esiste un altro fattore propizio, la presenza del mare, ulteriore elemento di stabilizzazione climatica e una via estremamente agevole di comunicazione e commercio. Le eccezioni, quali ad esempio l’Australia, si possono spiegare con il fatto di rappresentare delle estensioni coloniali recenti di potenti civiltà sorte comunque nella regione suddetta e intorno al Mediterraneo. In altri casi, per esempio la Russia degli ultimi 100 anni rispetto agli USA, esse sono così diverse, seppure si collochino alla stessa latitudine, per effetto in questo caso del fallimento della Rivoluzione d’ottobre da una parte e il successo invece di quella americana dall’altra.  In effetti, è difficile immaginare gli abitanti dell’Africa sub-sahariana, tropicale ed equatoriale riuscire a progredire rapidamente vivendo nella foresta equatoriale o tropicale, impossibilitati a dedicarsi all’agricoltura su larga scala così da consentire la crescita demografica, e sotto costante assedio da parte di eserciti di parassiti a partire dalla malaria ed altri quasi altrettanto pericolosi, da cui non esisteva alcuna protezione fino a qualche tempo dopo l’arrivo dei colonizzatori europei. In Europa intorno al Mediterraneo l’impatto della sola malaria è visibile nella decisione di costruire i villaggi in cima ai monti per sfuggire all’attacco di questi implacabili nemici biologici, oltre che per garantire migliori possibilità di difesa da “nemici a due zampe”. Per cogliere l’importanza delle condizioni geografiche, climatiche ed ecologiche nella determinazione del percorso evolutivo di una comunità umana, bisogna tenere presente quali siano i presupposti più importanti per la crescita e l’evoluzione di una civiltà, ovvero lo sviluppo demografico e la possibilità di fondare insediamenti stabili. Tutto questo è però impossibile senza una fonte costante ed abbondante di cibo per la popolazione. L’agricoltura, che sola è in grado di fornire risorse alimentari capaci di sostenere lo sviluppo di una civiltà, è però ostacolata alle latitudini equatoriali e tropicali dalla sostanziale bassa fertilità del suolo a dispetto della presenza di foreste lussureggianti. Come risultato dell’elevata temperatura che promuove una frenetica attività di decomposizione da parte dei batteri, ogni albero della foresta o animale che muore non resiste abbastanza per consentire l’accumulo di abbondante humus necessario alla coltivazione di piante destinate all’alimentazione umana. Di conseguenza, lo strato fertile del terreno si estende soltanto per pochi centimetri e una volta abbattuti gli alberi per far posto ai campi, le piogge torrenziali dilavano rapidamente gli scarsi nutrienti lasciandosi un deserto di sabbia alle spalle. La foresta pluviale tipica di queste latitudini è un miracolo cresciuto sul deserto grazie alla simbiosi di organismi che consentono un rapidissimo riciclo dei pochi nutrienti disponibili.

Queste aree del globo in passato hanno potuto quindi alimentare tribù, ma difficilmente grandi agglomerati umani e urbani.

Il ruolo giocato dalla presenza del mare meriterebbe un articolo a sé stante, ma è facile intuirne i benefici in termini di stabilizzazione climatica (il clima è molto più salubre), fornitura di cibo in abbondanza attraverso la pesca, e agevolazione e promozione degli scambi commerciali con altri insediamenti umani.

Considerazioni di carattere geografico, climatico ed ecologico, unite alla verifica delle previsioni e implicazioni dell’ipotesi reattiva alla prova dei fatti, smentiscono dunque definitivamente la teoria sposata dalla sinistra terzomondista e da ampi settori della Chiesa che le potenze colonizzatrici occidentali siano divenute potenti e fiorenti a spese dei paesi del Terzo Mondo. Sebbene la colonizzazione abbia favorito l’ulteriore progresso dei colonizzatori, ma spesso anche quello delle “vittime” della colonizzazione, il successo di questi paesi è da imputare anzitutto all’appartenenza alla fascia euroasiatica descritta e alla sua sezione più favorevole localizzata intorno al Mediterraneo. La povertà o la primitività invece del Terzo Mondo è storicamente per lo più il risultato di essere nati o di essere rimasti a vivere nel posto sbagliato, lontano dalla “fascia di abitabilità”.

Le potenze coloniali occidentali hanno potuto colonizzare con relativa facilità perché erano già più evolute, ricche e potenti, non lo sono diventate sfruttando i paesi del Terzo Mondo, poveri e sottosviluppati di natura.

Fine Parte prima – (Segue)

Fonte: Il colonialismo non è responsabile dell’arretratezza del Terzo Mondo né del terrorismo islamico – Parte prima.

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